Di Mario Alì
Permettetemi come prima cosa di esprimere il mio ringraziamento al Prof. Roberto Antonelli Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei, per aver permesso di svolgere il convegno di oggi in questo luogo simbolo della cultura nazionale Europea e mondiale. Caro Antonelli, essere oggi qui equivale per me ad aver toccato il cielo con un dito. Ed è in cielo che nelle belle giornate autunnali è possibile ammirare il volo libero e armonioso degli storni e questo fantastico ma reale scenario della natura mi porta a rivolgere un altro grande ringraziamento al Prof. Giorgio Parisi, già Presidente di questa Accademia e premio Nobel per la Fisica 2021. A loro va il nostro applauso più caloroso. Illustri relatori, caro Dr. Gianni Letta.
Credo che il miglior modo per interpretare il significato di questo convegno sia racchiuso all’interno del libro che, insieme a molti amici, che ringrazio vivamente, abbiamo pubblicato quattro mesi fa, il cui titolo è: “Conoscenza, Competenza Creatività, Crescita il Capitale immateriale per l’Italia di domani”. In particolare, nella prefazione di Gianni Letta si richiama l’attenzione sulla necessità, in questo momento difficile, di concentrare maggiormente i nostri sforzi sul ruolo centrale delle conoscenze e delle competenze, il capitale immateriale, definendolo l’humus fondamentale per i nostri giovani e per lo sviluppo del Paese. “Non bisogna aspettare il domani, aggiunge Letta, quando la pandemia ci avrà finalmente abbandonato, lasciando dietro di sé rovine e macerie. Dobbiamo intervenire subito, sapendo che “il tempo è una risorsa non rinnovabile”. Questa è la strada principale che può riportarci verso una Rinascita. Un rinnovamento che vuole restituire un orizzonte, ad ogni singolo individuo, per renderlo da potenziale emarginato a protagonista consapevole di un nuovo Rinascimento. È necessario contrastare il rischio che la povertà educativa, aumenti le diseguaglianze, cosa che già sta avvenendo, impedendo ai nostri giovani di diventare attori principali nella società di domani.
Nella enciclica “Fratelli tutti”, dedicata da Papa Francesco alla fraternità e all’amicizia sociale, si afferma che “…ogni essere umano ha diritto a vivere con dignità e a svilupparsi integralmente, e nessun Paese può negare tale diritto fondamentale”, e tale dignità si può ottenere solo attribuendo centralità allo sviluppo integrale della persona attraverso l’educazione e la cultura in generale. Il “capitale immateriale” è l’unica ricchezza concreta che possiamo dare ai nostri giovani, l’unica chiave che spalanca le porte dell’inclusione verso una globalizzazione più equa.
Per tentare di rispondere, in modo concreto, a questi appelli abbiamo lavorato, alla realizzazione di questo libro manifesto, che non ha nessuna pretesa se non quella di voler contribuire a riaccendere un faro, una luce, politica e sociale, verso quelle istituzioni, culturali, di ricerca e di alta formazione. Un edificio non si crea dal tetto ma dalle sue fondamenta e tali fondamenta dovrebbero essere costituite dai legami intergenerazionali, da una condivisione della trama sociale e dal patrimonio della conoscenza. Ed è questo spirito che ha spinto tutti noi ad elaborare alcune richieste delle semplici proposte, riassunte in un nostro manifesto. Le citerò brevemente:
- ricollocare al centro di qualunque processo politico, sociale, culturale ed economico del Paese l’educazione ad ogni livello;
- Riportare, come tema prioritario del dibattito politico e sociale, l’etica della responsabilità e del bene comune, riaffermando il ruolo del singolo cittadino rispetto alla società;
- Difendere la lingua italiana e la sua diffusione, la cui marginalizzazione pone a rischio il nostro patrimonio culturale e la nostra stessa identità anche a fronte delle sfide digitali, demografiche e migratorie.
- annoverare il capitale immateriale tra le prime industrie del Paese, aumentando l’attenzione anche alla filiera dei saperi umanistici che nutrono la società della conoscenza.
- investire maggiormente sulle istituzioni culturali e di ricerca. Evitando di parlare di questi temi soltanto in alcune importanti occasioni, per poi riporli all’interno dei cassetti delle promesse non realizzate
- Ed in ultimo, se veramente vogliamo il bene dei nostri giovani, dovremo realizzare un patto serio di legislatura tra tutte le forze politiche per un ammodernamento ed una crescita qualitativa e quantitativa di tutte le istituzioni culturali del nostro Paese a qualsiasi livello. La società può riprendere vita, se ricollochiamo al centro della nostra attenzione, e delle nostre scelte la crescita della qualità delle nostre future generazioni. A tale proposito sarebbe auspicabile, così come si sta finalmente procedendo alla realizzazione di un PNRR, prevedere anche e soprattutto la realizzazione di un piano pluriennale Nazionale di ripresa delle scuole, delle università, delle Accademie e Conservatori e degli istituti di ricerca. Un piano quinquennale finalizzato, una piccola finanziaria della cultura e della ricerca, aggiornabile annualmente, dedicato esclusivamente al rilancio di tutte le nostre istituzioni culturali, Istituzioni che tutto il mondo ci invidiano. Si darebbe, in questo modo, una risposta concreta ai richiami contenuti negli artt. 9 e 33 della nostra Costituzione. Sarebbe un segnale chiaro di riconoscimento e di riconoscenza verso le future generazioni e di tranquillità alle loro famiglie. Ed inoltre si raggiungerebbe finalmente una maggiore dignità professionale, economica e sociale dei docenti e di tutti gli operatori che con abnegazione operano all’interno delle nostre istituzioni culturali. Istituzioni a cui affidiamo la crescita intellettiva dei nostri giovani, dove si formano e trascorrono gran parte della loro vita.
Noi siamo assolutamente convinti che il treno dell’innovazione e dello sviluppo cammina su due binari paralleli, quello dell’economia e quello delle conoscenze e competenze. Trascurando uno dei due binari, ma soprattutto quello culturale e della ricerca, il treno non cammina o peggio, in alcuni casi deraglia. Se non saremo in grado, nei prossimi anni di rafforzare il binario culturale, si avranno ripercussioni anche sulla nostra economia e da questo ne deriverà, meno innovazione, meno sviluppo, meno competitività, meno crescita e quindi meno occupazione. Ed è questo il futuro che vogliamo per i nostri giovani? Lascio agli illustri relatori di oggi la risposta, iniziando e ringraziando per la presenza sua eccellenza Arcivescovo Fabio Fabene.
Mario Alì
Mario Alì è stato direttore generale MIUR, consigliere della Corte dei Conti e presidente dell’Accademia di Belle Arti di Roma. Fa parte del board del Centro Studi Americani. Ha organizzato e partecipato a convegni nazionali e internazionali e ha pubblicato studi e ricerche relativi a vari aspetti della realtà universitaria, tra cui La laurea difficile (Franco Angeli 1988).