a cura di: Alessandro Spalletta, Stefano Salvi, Mario Fois, Marco Ripiccini, Alessandro Guariento, Adriana Volpe, ISIA Roma Design
Green bypass: new paths for urban regeneration
Interpreting the objectives of the European Green Deal and the stimuli coming from the New European Bauhaus, in July 2022 the City of Rome approved the guidelines for the establishment of the “Laboratorio Roma050 – the Future of the World Metropolis“. Composed of young designers under 35 with academic paths of excellence in urban-environmental environment the Laboratory, which will draw on the collaboration of the Universities and will be coordinated by the architect Stefano Boeri, aims to contribute to defining a long-term vision of Rome, especially on the issues of the environmental challenges that the metropolis will face in the coming years; fostering national and international public debate on the transformation of the city also on specific themes including: the Jubilee of 2025, the challenge of the Expo and the perspective of the United Nations Agenda for 2030, defined to address climate neutrality by 2050.
In this context, the teaching and research activities of ISIA Roma Design addressed the issue of the recovery of the area of the former ring road in the stretch that goes from Tiburtina station to Lanciani bridge, theme that in Rome has been the subject of some interesting recovery projects for some years.
With an integrated approach between the courses of study, involving students in a multidisciplinary activity developed at 360 degrees, ISIA wanted to propose different design concepts that identified alternative themes and modes of use for an area that, from non-place and residual territory, can become an attractive and identity node of the urban system of the city.
The systemic approach used has allowed to merge methodologies coming from different fields of design and architecture, while designing aspects that concern urban planning, the use of spaces with new functionalities and communication to citizens.
The objective is to explore a territory through the theme of urban regeneration in order to bring out truly alternative needs and projects to be proposed to the public debate.
Interpretando gli obiettivi del Green Deal europeo e gli stimoli che arrivano dal New European Bauhaus, nel luglio 2022 la Giunta Capitolina ha approvato le linee guida per la costituzione del “Laboratorio Roma050 – il Futuro della Metropoli Mondo”. Composto da giovani progettisti under 35 con percorsi accademici di eccellenza in ambito urbanistico-ambientale il Laboratorio, che si avvarrà della collaborazione delle Università e sarà coordinato dall’architetto Stefano Boeri, si pone l’obiettivo di contribuire a definire una visione a lungo termine di Roma, soprattutto sui temi delle sfide ambientali che la metropoli sarà chiamata ad affrontare nei prossimi anni, favorendo il dibattito pubblico nazionale e internazionale sulla trasformazione della città anche su temi specifici tra i quali: il Giubileo del 2025, la sfida dell’Expo e la prospettiva dell’Agenda delle Nazioni Unite per il 2030, definita per affrontare il tema della neutralità climatica entro il 2050.
In questo contesto si inserisce l’attività didattica e di ricerca dell’ISIA Roma Design attraverso la quale è affrontato il tema del recupero dell’area della tangenziale nel tratto che va dalla stazione Tiburtina a ponte Lanciani, argomento che a Roma da alcuni anni è oggetto di interessanti progetti di recupero. Su questa striscia di circa 2.000 metri lineari per 50.000 mq è stata ipotizzata, ad esempio, la realizzazione di un’area verde in parte dedicata all’attività agricola che prevede il coinvolgimento attivo della cittadinanza.
Con un approccio integrato tra i corsi di studio, coinvolgendo gli studenti in un’attività multidisciplinare sviluppata a 360 gradi, l’ISIA ha voluto proporre diversi concept progettuali che individuassero temi e modalità di fruizione alternativi per un’area che, da non-luogo e territorio residuale, potesse diventare nodo attrattivo e identitario del sistema urbano della città.
L’approccio sistemico utilizzato, facendo anche leva sulla capacità di fondere metodologie che provengono da diverse branche del design e dell’architettura, ha permesso di progettare contemporaneamente e senza distinzioni di campo, aspetti che riguardano l’urbanistica, la fruizione di spazi con nuove funzionalità e la comunicazione ai cittadini. L’obiettivo era quello di esplorare uno specifico territorio e la tematica della rigenerazione urbana in generale, allo scopo di far emergere esigenze e progetti alternativi da proporre al dibattito pubblico.
1) Spot, Alice Caporossi, Monica Gargiulo, Leonardo Manicucci, Emiliano Tricarico
Alessandro Spalletta, Design dei sistemi
Collegato ai concetti di sostenibilità, inclusione e bellezza promossi dal NEB (New European Bauhaus) nella progettazione e ridefinizione di luoghi urbani e non solo; riferito ai principi che caratterizzano le walkable cities e al contempo destinato ad un contesto reale come quello della Tangenziale di Roma, si è sviluppato il laboratorio progettuale interdisciplinare dell’ISIA di Roma con l’obbiettivo di rileggere e interpretare le esigenze di questa particolare area del territorio Romano, in continua e necessaria trasformazione.
Un sub-sistema quello della tratta della Tangenziale interessata dal progetto che si inserisce a sua volta in un sistema più ampio, già caratterizzato e modificato con l’intervento della nuova stazione Tiburtina ma ancora aperto a nuove opportunità di progetto di tipo sistemico.
Partendo proprio dalle walkable cities, città in cui il tessuto urbano è progettato o riadattato per permettere al cittadino di muoversi principalmente a piedi (o con mezzi di prossimità e/o micro mobilità, sia pubblica che privata), raggiungendo molti dei servizi utili alla quotidianità in tempi ridotti, lo studio progettuale, declinato in più soluzioni, ha mantenuto come filo conduttore in tutte le proposte, l’inserimento del verde e la sua restituzione ad un territorio ormai da decenni cementificato.
Il progetto per un’area in cui il verde, le zone pedonali o ciclabili sono pensate per far vivere gli spazi in maniera differente rispetto alle caotiche logiche che caratterizzano le città in cui prevale la mobilità privata, affidata principalmente alle auto, ove traffico, inquinamento e cementificazione, sono la norma.
Una progettazione o riqualificazione in grado di favorire e definire luoghi e contesti più a misura d’uomo, dove la scala dello spazio urbano, le architetture, la rete stradale, ne modificano non solo la percezione fisica ma anche psicologica dei cittadini che la vivono abitualmente come residenti, o occasionalmente come passanti o viaggiatori.
Esempi come quello di Portland sono stati riferimenti importanti che dimostrano la possibilità di pensare le città in maniera più congeniale a chi le vive, rimodulando ritmi, modalità e luoghi intorno alle reali necessità dell’uomo. Un’ideale per vivere non sopraffatti dalla velocità della globalizzazione adottando una filosofia di vita dove il tempo riacquista il suo valore per riscoprire, favoriti da soluzioni progettuali adeguate, un tessuto sociale di prossimità fortemente attivo e coinvolto.
Un altro esempio virtuoso, già attuato, è quello della high line di New York, in cui una linea ferroviaria in disuso che attraversava la città è stata trasformata in percorso pedonale verde che connette differenti luoghi dedicati allo svago, al lavoro o ad altri servizi, liberando molto spesso i cittadini dal dovere utilizzare la vettura come mezzo per gli spostamenti. Un percorso che diventa non solo un collegamento tra i diversi nodi ma anche strumento di connessione sociale tra i soggetti che temporaneamente vivono questi spazi.
L’esperienza ISIA si è basata dapprima su un’analisi del sistema esistente, partendo proprio dai nodi già presenti sul territorio come la stessa Stazione Tiburtina, primo elemento che riunisce i lembi di una profonda spaccatura generata dalla ferrovia, tra l’area di esondazione dell’Aniene e la linea residenziale che corre per i due km di strada e che la costeggia. Successivamente sono stati individuati alcuni attrattori, come la Torre piezometrica o gli attrattori storici, come lo stabilimento ittiogenico, ai quali agganciare, attraverso delle relazioni ponderate, gli interventi di rigenerazione sistemica.
Soluzioni progettuali diversificate, ognuna con un carattere identitario che ne definisce il concetto profondo sul quale far leva.
Tra i progetti realizzati:
- Multi Giardino Nomentano: da circonvallazione ad ecosistema di possibilità spontanee e collaborative, finalizzate alla costruzione di un gradiente verde che aumenta nel tempo e che potenzia, con servizi funzionali specifici, l’attrattività del luogo in grado di rafforzare la trama sociale del quartiere.
- Spot: uno spazio adattivo che funge da attrattore per aziende e start-up per favorire collaborazioni e far interagire la cittadinanza con l’innovazione e le nuove tecnologie, mantenendo comunque una forte relazione con uno spazio verde a misura d’uomo per la fruizione di servizi di prossimità.
- O2asi: la destinazione ideale per ritrovare tranquillità e relax nel cuore della Tiburtina. Aree verdi e corsi d’acqua si articolano in questo lembo sottile circondando strutture dedicate al relax, allo studio e al fitness, ove studenti, liberi professionisti, pendolari e residenti sperimentano in prima persona i benefici del lavoro, dello sport e dello svago a contatto con una natura rigenerata, in condivisione con gli altri.
- Altro*: uno spazio multifunzionale flessibile che propone funzioni aperte in base alle esigenze dei visitatori. Un filo rosso da vivere a più velocità in base al tempo che si ha a disposizione.
- Artib: l’arte come elemento attrattivo e interattivo, in grado di rendere l’area della Tiburtina un luogo in cui fermarsi e non solo di passaggio per gli spostamenti verso altre destinazioni.
- Spazio Verde: Il sistema valorizza il tempo libero vissuto all’aria aperta da studenti, famiglie e pendolari, proponendo quattro aree-nodi dedicate alle diverse attività: relax, eventi, gioco e sport.
2, 3) Multi Giardino Nomentano, Enrico Buongermino, Luca Michele Grimaldi, Luigi Vernazzani, Luca Santarelli
4, 5) O2asi, Julia Bielska, Sara Del Pinto, Sara Polenta, Costanza Veroi
Stefano Salvi, Design degli ambienti
L’ISIA di Roma da tempo affronta tematiche progettuali legate a diversi contesti ambientali, alla “rigenerazione” di manufatti e luoghi urbani abbandonati o compromessi nell’uso, fornendo ipotesi di riuso legato al concetto del freespace che favorisce, in una sorta di economia circolare, il recupero di spazi pubblici per un uso libero ed attività di aggregazione, enfatizzando le potenzialità ambientali e quanto di gratuito offre la natura o la specificità del luogo, proponendo agli abitanti una qualità dello spazio e delle attrezzature da riscoprire, da tutelare, rinnovare e usare creativamente, come ricchezza della collettività.
Il tema della “Tangenziale verde”, recentemente oggetto dello studio qui illustrato in alcune delle soluzioni proposte, si inserisce in tale filone di ricerca. Preceduto da un’ampia analisi relativa alla conoscenza delle diverse tipologie di attività locali prevalenti, caratteristiche e fasce d’età degli abitanti del quartiere, vuole anche essere un contributo al Laboratorio Roma050.
Il luogo è caratterizzato dalla presenza di una forte polarità architettonica quale la Stazione Tiburtina. Questa, con l’asse ferroviario che la sottopassa e insieme al parallelo asse stradale veloce che collega la via Nomentana alla via Tiburtina, costituisce di fatto una sorta di frattura e un margine non valicabile nel tessuto di quell’ambito urbano. Frattura che ha favorito una non cura delle aree residuali disponibili.
La riqualificazione da realizzarsi mediante l’inserimento di ampie superfici destinate a verde pubblico e percorsi lenti, con piantumazione di numerose essenze arboree preziose per il benessere ambientale è stata ritenuta, in varie forme progettuali, una costante tra tutte le proposte. Ogni progetto si è poi distinto nell’individuazione delle varie attrezzature e dei differenti manufatti destinati alla qualificazione e diversificazione dei modi d’uso di nuovi spazi pubblici, capaci così di attrarre fruitori di diverse fasce di età offrendo luoghi dove condividere attività diverse, o proponendo sistemi attrattori che favoriscono una partecipazione attiva mediante l’uso delle attuali tecnologie digitali.
In alcuni casi, elementi del linguaggio architettonico caratterizzante l’edificio della Stazione o, addirittura lo stesso “vagone ferroviario”, o altre presenze iconiche, sono stati lo spunto per attuare un dialogo con l’importante preesistenza storica e culturale con la quale ci si è voluti confrontare.
6, 7) Innesto, Sara Andreozzi, Susanna Fabbri, Giorgia Malizia, Eleonora Santoboni
8, 9) Altro, Eleonora Caporali, Martina Durisotti, Francesca Menici, Luigi Troccia
Mario Fois, Tecniche di comunicazione visiva
La comunicazione visiva diventa in questo caso uno strumento di progettazione che assume un doppio ruolo: strumento di analisi e scrittura progettuale, utilizzato dal gruppo di lavoro per comprendere e descrivere lo scenario nel quale intervenire e per mappare ipotesi e sviluppi futuri secondo una logica evolutiva che vede il progetto come ‘non finito’ ed in grado di adattarsi nel tempo alle nuove esigenze sociali della città; tecnica di presentazione del progetto verso l’esterno e verso un pubblico più ampio e indifferenziato che diventerà destinatario dell’intervento, secondo una logica collaborativa e di condivisione che vede il gruppo di progettazione in continuo dialogo con cittadinanza e istituzioni.
Durante il progetto si è passati dall’applicare le tecniche di imageability per definire l’immagine mentale del territorio all’interno del quale intervenire; alla mappatura del sistema progettuale per immaginare relazioni virtuose tra spazio urbano, natura e persone; alla definizione dell’identità comunicativa di base del progetto fino al wayfinding per consentire una più efficace navigazione degli spazi ridisegnati.
Nell’insieme il percorso formativo creato tra le differenti discipline è avvenuto in modo fortemente collaborativo, connettendo conoscenze e persone con l’obiettivo di costruire un percorso progettuale con sensibilità ambientale ed empatia verso l’altro. Un progetto potenzialmente in grado di adattarsi alla società e all’ambiente, mantenendo una prospettiva aperta e di cambiamento, con l’obiettivo di coinvolgere gli studenti in un’esperienza di design sistemico ed orientativo.
10, 11, 12) Altro, Eleonora Caporali, Martina Durisotti, Francesca Menici, Luigi Troccia
13, 14) Spot, Alice Caporossi, Monica Gargiulo, Leonardo Manicucci, Emiliano Tricarico
Adriana Volpe, studente
Una grande spiga verde, segno di prosperità e benessere, cresce in tangenziale: 2000 metri lineari per 50.000 mq, un sistema di verde urbano per la fruizione partecipata dei cittadini.
Con i suoi cinquantaduemila ettari di terreni agricoli in cultura, quelli che fino a poco tempo fa erano considerati ritardi tipici di un’economia pre-moderna offrono a Roma un’opportunità unica tra le grandi capitali europee: quella di riaffermare uno statuto delle risorse naturali capace sia di rigenerare le aree urbane, sia di offrire un modello di urbanizzazione sostenibile per le campagne dando una destinazione virtuosa agli spazi in cerca d’identità.
Il progetto ARTIB, ad esempio, propone l’arte come elemento attrattivo, in grado non solo di restituire un’identità ad un luogo che l’ha persa nel tempo, ma anche di rendere l’area di Tiburtina un posto in cui fermarsi e non di solo passaggio.
Il fulcro del progetto è quello di rendere il quartiere più vivibile, coinvolgendo le persone attivamente; facendo si che il posto cambi, si evolva e si adatti a chi lo vive. ARTIB entra in relazione con uno spazio già esistente e tiene conto delle strutture che già fanno parte di questo luogo, come la famosa torre piezometrica, elemento culturale importante.
Quello che si sviluppa quindi, è un sistema complesso, composto da uno spazio fisico preesistente, uno nuovo progettato e uno spazio digitale in continua connessione e trasformazione.
L’arte, intesa in ogni sua forma come musica, pittura, scultura e molto altro ancora, elemento chiave del progetto, permette al luogo di riottenere una dignità persa nel tempo.
Il sistema che si forma è fluido, dinamico e si basa sui concetti di emozione, memoria e identità.
Posizionato nell’area adiacente alla stazione, ARTIB restituisce un motivo per restare a chi vive un luogo fino ad oggi dimenticato.
15, 16, 17, 18) ARTIB, Elena Berardi, Lidia Catena, Valentina Segnalini, Adriana Volpe
19, 20) Spazio Verde, Eleonora Angelillo, Dalita Cacace, Diana Sparagna