Urban landmark: il progetto di Silvia Cucca per la Piana del Sole
Di Stefano Salvi, ISIA Roma
An urban regeneration project that suggests scenarios and solutions to modify and improve portions of cities or territories and suggest, as in this case, how to regenerate an urban agglomeration born and developed spontaneously and without rules.
Un progetto di rigenerazione urbana che suggerisce scenari e soluzioni per modificare e migliorare porzioni di città o di territori e suggerire, come in questo caso, come rigenerare un agglomerato urbano nato e sviluppatosi spontaneamente e senza regole.
Il miglioramento della qualità della vita nelle grandi città così come nei centri urbani minori, e soprattutto nelle periferie, è uno degli obbiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Si chiama “Rigenerazione Urbana” e ad esso sono stati destinati 3.300 milioni di euro.
Il precedente “Rammendo delle periferie” di Renzo Piano fu, nel 2014, assunto come traccia per una delle prove di italiano della Maturità.
Temi questi non più destinati solo ai professionisti addetti ai lavori, ma entrati a pieno titolo alla attenzione delle esperienze didattiche delle Università, in quei corsi che affrontano il tema del progetto con una particolare cura ai temi della inclusione sociale, della igiene urbana, del miglioramento della qualità della vita per ogni fascia di età, alla qualità dei luoghi, dei servizi e dei contesti urbani facilitati dalle nuove culture digitali. Così non è da sorprendersi se, in una facoltà come l’ISIA Roma Design,si affrontino oggi temi di questa portata in una visione non solo di Master Plan, ma con l’intento di suggerire scenari sul come modificare, migliorare porzioni di città o di territori o, come in questo caso, suggerire come rigenerare un agglomerato urbano nato e sviluppatosi spontaneamente e senza regole.
Anche in un caso così ambientalmente deteriorato e carente di servizi oltre che di alcuna qualità architettonica, il Design – come dimostra questo lavoro di Tesi nato dal corso di Design degli ambienti – può fornire il suo contributo suggerendo immagini e forme per nuovi elementi urbani che vanno a colmare carenze di servizi e dei fondamentali luoghi di aggregazione (quel “freespace” che fu il tema proposto da Yvonne Farrel e Shelley Mcnamara per una recente Biennale di Architettura), oltre che a valorizzare le peculiarità del luogo.
Così, un piccolo fosso-canale diviene l’asse a ridosso del quale si sviluppa un percorso pedonale attrezzato e sul quale si attesta il principale intervento progettuale, recuperando la presenza dell’acqua quale valore ambientale fondamentale. Qui, in particolare, si evidenzia il contributo del Design: laddove le attrezzature, gli spazi all’aperto, i diversi luoghi di aggregazione sociale ed infine gli spazi coperti destinati ad accogliere attività diverse si inverano in quella calviniana leggerezza che vuole essere segno di qualità di una cultura del progetto che tende a dare sintesi estetica alle differenti complessità.
Nata a Roma nel 1990, Silvia ha da sempre sviluppato le sue attitudini alla creatività e al disegno, scegliendo un percorso formativo nel settore dell’arte e della progettazione.
Laureata in design alla triennale RUFA (Rome University of Fine Arts), seguendo anche uno stage formativo a Praga, ha successivamente conseguito la laurea magistrale in Design dei Sistemi presso l’ISIA Roma Design. Successivamente ha collaborato con studi di architettura e design sviluppando esperienze progettuali nell’ambito della rigenerazione urbana e del design, utilizzato come mezzo per l’integrazione sociale e laboratorio per l’infanzia.