di Morena Maresia
Abstract
Proprio lì, davanti a me.
Iniziativa culturale che ha motivato persone con difficoltà di accesso alla cultura a diventare protagoniste della valorizzazione del patrimonio culturale del loro territorio realizzando contenuti multimediali (video e cortometraggi) con il loro sguardo sensibile, unico, particolare.
Parole chiave
Patrimonio culturale / accessibilità alla cultura / partecipazione e protagonismo / identità / empatia/ diritti umani e democrazia
Il 3 dicembre in occasione della Giornata Internazionale dei diritti delle persone con disabilità il Ministero della Cultura promuove l’organizzazione di manifestazioni ed eventi in tutta Italia nel rispetto del principio di eguaglianza e libertà di tutte le persone, consapevole dell’importanza di garantire a tutti pari opportunità nella partecipazione e fruizione del patrimonio culturale.
Le attività proposte vogliono sensibilizzare e coinvolgere tutto il pubblico per favorire una cittadinanza attiva e consapevole verso i temi dell’inclusione sociale all’insegna dello slogan Un giorno all’anno tutto l’anno.
La Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia il 3 dicembre 2021 ha presentato una rassegna di video e cortometraggi che raccontano il territorio regionale e i suoi beni culturali attraverso uno sguardo aperto, attento e sensibile.
I video sono stati realizzati da cittadini con difficoltà di accesso e fruizione al patrimonio culturale (disabilità sensoriali, motorie o cognitive, malattie rare, marginalità linguistiche o culturali, ecc.) che attualmente vivono, lavorano, studiano o soggiornano temporaneamente in Friuli Venezia Giulia.
Hanno aderito all’iniziativa, proposta con bando pubblico a luglio 2021, Centri diurni e residenziali di ambito socio-sanitario, cooperative sociali e associazioni di volontariato che accolgono e assistono persone con difficoltà cognitive, psichiche e limiti relativi all’autonomia. Hanno aderito, inoltre, singole persone speciali, amministrazioni pubbliche e interi istituti scolastici realizzando lavori multidisciplinari per ascoltare e dare voce, mettersi nei panni di chi affronta difficoltà e sfide quotidiane. Stranieri, migranti e Centri di accoglienza per minori non accompagnati ci vogliono raccontare della volontà di integrarsi, conoscere e comprendere la storia e il patrimonio culturale della regione dove adesso vivono.
Sono stati realizzati 23 video che ci raccontano di beni culturali, complessi monumentali e piccole chiesette, piazze pubbliche e centri storici, collezioni di dipinti, beni paesaggistici, beni archeologici e beni demoetnoantropologici.
L’iniziativa ha lo scopo di valorizzare il nostro patrimonio culturale e sviluppare una riflessione sulle difficoltà di accesso alla cultura, per mezzo diun progetto che vuole stimolare un sentimento di consapevolezza del patrimonio culturale, contribuire alla sua tutela in modo diffuso e condiviso, incoraggiando e dando spazio e visibilità alla partecipazione e allo spirito di iniziativa personale e collettiva e all’incontro tra le diverse realtà, storie e identità che caratterizzano l’intero territorio regionale.
Tutti i video realizzati dai partecipanti sono visibili sul sito della Soprintendenza alla pagina https://www.sabap.fvg.beniculturali.it/video/ e alla pagina
https://www.sabap.fvg.beniculturali.it/3-dicembre-2021-giornata-internazionale-dei-diritti-delle-persone-con-disabilita-proprio-li-davanti-a-te/ è possibile vedere la presentazione del progetto.
Tutte le attività di realizzazione del progetto si sono svolte a distanza, vista l’emergenza Covid 19, su piattaforme on-line, e il risultato finale è stato l’elaborazione di contenuti multimediali pubblicati sul sito istituzionale e presentati in diretta webinar.
Il progetto Proprio lì, davanti a me sperimenta, inoltre, le potenzialità in ambito sociale del patrimonio culturale.
La potenzialità di essere testo e pretesto per attivare percorsi di riconoscimento e conoscenza del patrimonio e attivare processi culturali che partendo da singole scelte intenzionali sono diventati azioni educative integrate di ampio respiro, e hanno fatto sentire i protagonisti motivati e impegnati per trovare dentro e attorno a loro le risorse per partecipare, per dare voce a un’idea.
La proposta è stata, di fatto lo stimolo per iniziare a guardarsi attorno con attenzione, con curiosità, per poi trovare le parole per raccontare un po’ di sé stessi, della propria famiglia, del proprio gruppo, degli spazi di prossimità che caratterizzano la quotidianità. La proposta ha attivato la partecipazione e il protagonismo nella comunità di appartenenza.
Tutti i gruppi, gli enti, le associazioni e i singoli partecipanti hanno avuto la possibilità di essere accompagnati dai Servizi educativi della Soprintendenza nel percorso introduttivo al progetto, alla conoscenza del significato di bene culturale come patrimonio / ricchezza collettivo e condiviso, approfondendo, anche le tematiche inerenti all’educazione civica e alla conoscenza delle fonti legislative specifiche, dalla Costituzione, in cui il patrimonio culturale è dichiaratamente uno degli strumenti educativi e pubblici essenziali per rimuovere gli ostacoli che impediscono la realizzazione delle potenzialità di ognuno, al Codice dei beni culturali che definisce nel dettaglio i compiti di tutela del Ministero sino alla Convenzione di Faro che ne promuove una più ampia relazione con la comunità e la società, in corrispondenza diretta ai diritti umani e alla democrazia.
Quali sono le parole chiave su cui porre l’accento per raccontare questi video e questo progetto:
epifania è il termine che Cesare Brandi, storico dell’arte e primo teorico dell’attuale concezione di restauro conservativo, utilizza per definire il particolare momento in cui un’opera d’arte viene riconosciuta dalla coscienza di chi la guarda (Brandi, 1977). Il momento in cui la sua potenzialità di comunicare, emozionare, attivare un pensiero e una riflessione le dà significato di essere. La sua ragion d’essere è in una rivelazione, in uno sguardo, in un punto di vista sempre nuovo e sempre diverso.
Questi video raccontano, infatti un territorio con sguardi inediti, sensibili, curiosi e particolari.
Possiamo parlare di cittadinanza attiva quando vediamo ragazzi dei licei o delle associazioni giovanili che con sensibilità cercano di ascoltare e poi di dare voce a chi ha delle disabilità, una voce che abbia parità e uguaglianza con la loro, per non lasciare nessuno indietro, per il diritto alla cultura e al benessere di tutti. Quando si impegnano insieme per un diritto che deve essere di tutti.
Loro ci raccontano città e luoghi di cui tutti egualmente fanno parte senza differenze e in cui ognuno, a suo modo, può dare il proprio contributo.
Facciamo riferimento “all’eguaglianza di valore che parte da una identità di diritti, ad una normalità con pari valore di ognuno e uguaglianza dei diritti a prescindere dalle sue condizioni personali e sociali” (Ianes, 2006).
Parliamo di integrazione culturale quando occhi che arrivano da lontano con curiosità ed entusiasmo incontrano le nostre città, i monumenti, i paesaggi e cercano le parole per descrivere questo incontro, la loro vita, passata, le loro scelte e la loro vita attuale, la loro speranza. Sono occhi che non danno niente per scontato.
Parole semplici per dare inizio ad un discorso complesso, un discorso tessuto anche da silenzi, da azioni e interazioni: dialogo. Nell’eterogeneità delle forme che i beni culturali ci presentano e nella complessità delle narrazioni che possono accogliere dentro di sé. Questi sono i futuri cittadini di una attuale e futura Europa multiculturale. Riprendendo, nel dettaglio, il riferimento alla Convenzione di Faro che presenta il Patrimonio proprio come risorsa per la valorizzazione delle diversità culturali e per la promozione del dialogo interculturale.
Il termine identità conduce il nostro sguardo dal plurale al singolare.
Si definisce il patrimonio culturale proprio come portatore dei valori di civiltà che possono raccontare di un popolo, di un luogo, di un periodo storico. Valori in cui riconoscersi, valori che ci possono accomunare, che possono aiutarci a capire chi siamo e farci comprendere meglio l’identità collettiva del luogo in cui viviamo.
Spesso, però, è molto difficile parlare dell’identità di “chi” abbiamo di fronte, un soggetto umano non si esaurisce nella sua condizione fisica: differenza di genere, disabilità, colore della pelle o nel suo stato sociale, giovane, anziano, sposato, disoccupato, oppure da un suo ruolo, la sua professione o una sua esperienza di vita, come può essere la migrazione. L’identità personale, per come viene incontrata e anche per come viene autopercepita, è costituita da tante molteplici sfumature, che cambiano, si evolvono. Ricche complessità a cui questo progetto ha provato a dare voce. Sperando che questo sia un “dono”, ovvero la possibilità di poter ascoltare “sentendosi permeabili alla storia altrui” (Cavarero, 2001).
Spesso si può comprendere qualcosa di sé solamente dall’incontro con l’altro, soprattutto provando a metterci nei panni degli altri. Martha Nussbaum ha infatti approfondito nel suo testo Coltivare l’umanità quello che definisce come requisito fondamentale in termini di cittadinanza, l’immaginazione narrativa ovvero la capacità di immaginarsi nei panni di un’altra persona, cercando di intuire le sue emozioni, i suoi desideri e le sue speranze (Nussbaum, 1999).
I video che sono stati realizzati ci accompagnano con delicatezza proprio a metterci in questa dimensione empatica.
Questi video, inoltre, possono essere una risorsa utilissima anche come materiale didattico, per gli istituti scolastici locali, contributo tangibile e fattivo alla realizzazione di una comunità di eredita “un’insieme di persone che attribuisce valore ad aspetti specifici dell’eredità culturale e in cui si identifica e che desidera sostenerli e trasmetterli alle generazioni future, come conoscenze e tradizioni in continua evoluzione”, ricordando ancora la Convenzione di Faro.
L’auspicio è che questo lavoro sia valorizzato come risorsa preziosa, in termini di persone e di conoscenza delle opere, dalle comunità e dalle amministrazioni locali contribuendo, inoltre, alla costruzione di quello che viene definito welfare generativo, ovvero quando le azioni e le scelte, educative e sociali hanno la possibilità di innescare circuiti virtuosi. Quindi servizi, considerati solo assistenziali, dove la persona “beneficiaria” non sia semplicemente fruitore ma possa diventare, in base alle proprie possibilità e potenzialità, generatore di nuovo welfare, opportunità, condivisioni per la sua comunità con l’opportunità di costruzione di reti e fare rete, costruire comunità senza lasciare nessuno indietro.
Guardarsi attorno e non sottovalutare la bellezza e la ricchezza di ciò che abbiamo di fronte, soprattutto di chi abbiamo proprio lì, davanti a noi.
Bibliografia:
Brandi, C. (1977) Teoria del restauro, Torino: Einaudi.
Cavarero, A. (2001) Tu che mi guardi, tu che mi racconti. Filosofia della narrazione, Milano: Feltrinelli.
Freire, P. (2004) Pedagogia dell’autonomia. Saperi necessari per la pratica educativa, Torino: Ega.
Ianes, D. (2006) La speciale normalità: strategie di integrazione e inclusione per le disabilità e i bisogni educativi speciali, Trento: Erickson.
Nussbaum M.C. (2006) Coltivare l’umanità. I classici, il multiculturalismo, l’educazione contemporanea, Roma: Carrocci.
Recalcati, M. (2014) L’ora di lezione. Per un’erotica dell’insegnamento, Torino: Einaudi.
Tramma, S. (2017) Divenire ed essere educatrici ed educatori nei servizi socioeducativi della
contemporaneità in Pedagogia oggi, anno XV, n. 2, Lecce: Pensa MultiMedia.
Vinella, M. (2015) Educare all’arte. Pedagogia dello sguardo e didattica visiva, Lecce: Pensa Ed.
Morena Maresia
Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia.
Restauratrice di beni culturali specializzata in Superfici dell’architettura presso la Scuola di restauro di Villa Manin di Passariano (UD), Educatrice socio-pedagogica (Università degli Studi di Udine), perfezionamento in Teoria del Gioco e Linguaggi Espressivi (Università Cà Foscari Venezia – Indirizzo Arte e Disegno), concentra la sua attività nell’ambito della didattica dell’arte e nella formazione di educatori e docenti.
Impegnata sui temi della fruizione, valorizzazione, accessibilità e inclusione culturale. Da sempre alla ricerca di nuovi percorsi e strategie per avvicinare, coinvolgere grandi e piccini e sperimentare le potenzialità dell’arte e del patrimonio culturale e il loro ruolo sociale.