Performing Media, agire i media per non subirli

Carlo Infante, Urban Experience

ABSTRACT

Performing media è un concetto evolutivo, comporta una nuova sensibilità che permette d’interpretare l’innovazione digitale come un’espansione delle possibilità di comunicazione, per agirle e non subirle. Si tratta di tutto un mondo di pratiche creative che trova origine nell’ambito delle culture digitali e ancora prima del teatro di ricerca affinato ai media, sia radiofonici sia video, in particolare con il videoteatro, una peculiarità italiana sviluppata nei primi anni Ottanta, con la Postavanguardia. Un fenomeno che si è poi esteso alle più diverse articolazioni, tra performance e multimedialità, che si misurano con le trasformazioni dei linguaggi e dei comportamenti. Oggi il performing media riguarda sempre più lo sviluppo delle tecnologie dei nuovi media interattivi, mobili e geolocalizzati.

I media possono diventare così performanti in via direttamente proporzionale alle nostre azioni innestate a progettazioni culturali ed educative.


Nel 2011 fui invitato a scrivere da Edoardo Fleischner per l‘Enciclopedia Italiana Treccani (Scienza e Tecnica- doppio volume “Dizionario dell’Informatica, ICT e Media Digitali”) una serie di lemmi nell’ambito delle Culture Digitali.

Quello che considero più emblematico, tra i tanti, è quello di Performing Media  [1]https://www.performingmedia.org/performing-media-su-la-treccani.html perché vi è inscritto il mio percorso di ricerca, dall’Avanguardia all’Innovazione.

Questo che segue è il testo del lemma Treccani.

Performing media è una nuova definizione per un campo di ricerca che trova origine nell’ambito delle culture digitali, dell’arte interattiva, della cyberperformance [2]https://www.treccani.it/enciclopedia/cyberperformance_%28Lessico-del-XXI-Secolo%29/ e ancora prima del teatro di ricerca affinato ai media, ma riguarda sempre più la condizione antropologica data dallo sviluppo delle tecnologie abilitanti, di per sé performanti.

Performing media

I nuovi media interattivi, mobili e personalizzati, determinano un nuovo rapporto uomo-macchina, sempre più simbiotico, reso fluido dalla semplicità d’uso e dalla sollecitazione percettiva e sensoriale delle soluzioni evolute dell’interaction design dove l’interfaccia aptica con un gesto, esplicita un’estensione del corpo.

Le tecnologie interattive diventano così performanti in via direttamente proporzionale alla performance delle nostre azioni.

Questo sta creando un nuovo paradigma per ciò che definiamo cultura: il rapporto tra uomo e mondo non è solo mediato da tecnologie ma comporta un’integrazione sensibile.

Secondo il principio delle psico-tecnologie, ne stiamo incorporando alcune qualità, di cui indichiamo le tre principali: l’ipertestualità sta riqualificando i processi cognitivi, emancipati dalla meccanicità lineare e logico-conseguenziale; l’interattività sta reinventando le condizioni della prossemica; la connettività sta potenziando la natura delle relazioni sociali.

Ciò che viene definito performing media (termine che prese piede nel 2001 con  l’istituzione di una serie di cattedre universitarie a contratto) riguarda la nuova progettazione culturale attraverso le proprietà dei nuovi media interattivi, ipertestuali e connettivi.

Per quanto questo sia inscritto in un percorso che trova le proprie radici nelle diverse culture dell’Avanguardia, non è più ancorato alla sperimentazione dei nuovi linguaggi, come quella che è stata espressa dai movimenti creativi del Novecento, dall’happening del Fluxus [3]https://it.wikipedia.org/wiki/Fluxus alla psicogeografia del Situazionismo[4]https://it.wikipedia.org/wiki/Situazionismo, e in particolare dall’interazione tra scena e nuovi media, come il videoteatro [5]https://it.wikipedia.org/wiki/Videoteatro, il primo happening con sistemi radionomadi di Koinè nel 1988 al festival Scenari dell’Immateriale a Narni [6]https://it.wikipedia.org/wiki/Avanguardie_teatrali_in_Italia_negli_anni_%2760_e_%2770#La_Postavanguardia_Teatrale e le cyberperformance.

Questa progettazione possibile rilancia il potenziale delle culture digitali, nella scommessa antropologica in corso, per cui si fa urgente l’invenzione di nuove forme di relazione sociale e di modelli di sviluppo sostenibili ed evoluti al contempo.

Esprimere la performatività dei media interattivi comporta una nuova attenzione alla performance sul campo dell’innovazione territoriale, nella progettazione di eventi e piattaforme cross-media per l’interazione tra reti e territorio.

Gli ambiti, in cui trova luogo la progettazione di questi format innovativi, sono quelli che si orientano verso l’innovazione sociale e l’urban experience con azioni basate sui walkabout (esplorazioni radionomadi), lo streaming webradio, il geopodcasting e il geoblog.

Performing media è anche un progetto triennale (fino al 2022) promosso da Roma Culture del Dipartimento Attività Culturali di Roma Capitale.

Questo che segue è l’implementazione dell’incipit al progetto.

Performing media è un concetto evolutivo, comporta una nuova sensibilità che permette d’interpretare l’innovazione digitale come un’espansione delle possibilità di comunicazione, per agirle e non subirle. Si tratta di tutto un mondo di pratiche creative che ha disseminato, per decenni, soluzioni inedite, anticipando il mondo delle culture digitali, operando nell’ambito delle arti elettroniche, come nella sperimentazione teatrale coinvolta in campo radiofonico (emblematici furono i cicli “Teatri d’Ascolto” e “La Scena Invisibile” per Audiobox-RAIRadio1 nel 1987-1989) e fondamentalmente video, creando un fenomeno d’impatto mondiale come il videoteatro.  Un insieme di singolarità italiane che dai primi anni Ottanta, aveva interpretato al miglior grado, con la Postavanguardia [7]https://www.urbanexperience.it/silvio-panini-non-ce-piu-con-la-koine-ha-aperto-le-strade-del-performing-media/, i segnali emergenti del Postmoderno.

 Erano quegli anni Ottanta in cui l’Olivetti rappresentava il punto di riferimento europeo per l’innovazione digitale, predisponendo una rete telematica che nel 1984 un giovane critico militante come me utilizzava con un modem ad accoppiatore acustico interfacciato all’M10 Olivetti, un piccolissimo computer  portatile attraverso cui trasferivo via telefono le corrispondenze giornalistiche per Reporter, mentre tutti gli altri dovevano dettare parola per parola i propri articoli ai “dimafonisti”.

 In quegli anni l’Avanguardia flirtò con l’Innovazione, producendo fermenti inediti: un fenomeno che si è poi esteso nelle più diverse articolazioni, dal design alla comunicazione pubblica, in un’alchimia tra performance e multimedialità, che si misurò con la trasformazione dei linguaggi e dei comportamenti, rilasciando un’impronta netta alla contemporaneità postmoderna.

Oggi, decenni dopo, il performing media riguarda sempre più lo sviluppo delle tecnologie dei nuovi media interattivi, mobili e geolocalizzati (su cui Urban Experience con le sue “mappe parlanti” basate su geo-podcast sta facendo scuola).

 I media possono diventare così performanti in via direttamente proporzionale alle nostre azioni innestate a progettazioni culturali ed educative.

Ciò sta creando un nuovo paradigma per ciò che definiamo cultura: il rapporto tra uomo e mondo non è solo mediato da tecnologie meramente intese come strumenti ma comporta un’ibridazione tra naturale e artificiale, creando nuove opportunità di evoluzione antropologica e culturale.

Il progetto si svilupperà in una ricognizione teorica ed esperienziale, ludica e partecipativa, basata sull’apprendimento dappertutto, nel coinvolgere  la Comunità Educante Diffusa del VII Municipio  con le esplorazioni  dei walkabout radionomadi per mappare il territorio, utilizzando anche videoproiezioni nomadi e foot footage, ovvero l’uso di repertori di memoria audiovisiva pertinente le peculiarità territoriali attraversate in cammino (come nell’azione prevista con la Scuola Nazionale di Cinema).

Un momento conclusivo sarà l’Experience Lab che si svolgerà all’Accademia nazionale di Danza in cui fare un bilancio dell’iniziativa nella proiezione verso la terza edizione nel 2022 che concluderà il progetto triennale, valutando le diverse partnership, tra cui quella del Teatro di Roma e le strategie in transizione del New Bauhaus Europeo.

Tra le performance si rilevano: The Walk di Cuocolo-Bosetti, in cui la soluzione radiofonica di performing media trova un’evoluzione drammaturgica che investe la dimensione più intima, scuote la coscienza in un processo perturbante capace di far scaturire teatro dall’inquietudine.

I silent play  di Carlo Presotto, un format di performing media capace di rendere protagonisti gli spettatori in happening che si rivelano come una palestra ludico-partecipativa di cittadinanza educativa.

Decentramenti di Simona Verrusio-Vj Janus, un percorso di performing media lungo le tracce dell’avanguardia teatrale  di Quartucci-Tatò nelle prime azioni di decentramento culturale dei primi anni Settanta e l’archeologia industriale dell’innovazione tecnologica per le telecomunicazioni di Italo Radio che divenne poi Italcable, esperienze apripista ai confini della città: in Romanina.

Nuvola Project in questo contesto progettuale triennale di Performing Media [8]https://www.urbanexperience.it/eventi/performing-media-estateromana2021 sta scandendo un salto di qualità con  l’installazione di intelligenza artificiale IA Emotion Analysis elaborando il flusso delle conversazioni che saranno condotte dal vivo e trasmesse in streaming su radiowalkabout [9]http://www.radiowalkabout.it.

NuvolaProject

NuvolaProject [10]https://www.nuvolaproject.cloud lavora sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza naturale, in modalità performativo, utilizzando la sentiment analysis e giocando l’interazione con sistemi connessi, dotati di AI, ssecondo il principio dell’Internet of Things. L’oggetto Nuvola come  dispositivo si predispone quindi come installazione, con un cuore di metallo, sensori e una intelligenza diffusa, che evoca l’aura archetipica dei “fulgurales” etruschi proiettandosi nel cloud.

Adottando una particolare “emotion analysis”, in tempo reale sul parlato (processato da algoritmi di intelligenza artificiale) si aggiungono anche ulteriori chiavi di interpretazione sul “sentimento” del flusso testuale, usando  anche l’assistente vocale per ibridare il rapporto tra umano e digitale. Ciò rende più performanti le informazioni, come negli Experience Lab, dinamizzati dal design thinking, in cui le parole chiave vengono visualizzate, facendole danzare graficamente, creando una mappatura concettuale in tempo reale.

Il sistema di AI che anima la Nuvola, esegue anche una “sentiment analysis” nella sua accezione comunemente diffusa, ovvero il monitoraggio delle parole chiave sui social, rilevate attraverso hashtag che permettono di estrarre dal rumore dei social, le più rivelanti. Si ottiene così una analisi delle conversazioni on line  con un approccio “on life” che permette di cogliere a colpo d’occhio, opportunità e criticità.

L’obiettivo di fondo (oltre a quello di alimentare il design thinking con l’apporto di I.A.) è quello di misurarci con un’innovazione adattiva – con Nuvola Project stiamo collaborando anche in una ricognizione teorica sulla Digital Transformation che trova luogo in un corso all’Università Mercatorum [11]https://www.urbanexperience.it/eventi/digital-transformation-tecnologie-digitali-e-processi-cognitivi-a-universita-mercatorum/ – attraverso cui svolgere una doppia funzione. Quella di far adattare l’innovazione ai nostri comportamenti creativi e allo stesso tempo innalzare il nostro livello di performance, con soluzioni che “aumentino” il nostro potenziale cognitivo (come il discernimento dei tanti dati che produciamo), secondo i principi generativi del performing media.

Uno dei nodi strategici da affrontare per i sistemi culturali è come misurarsi con l’intelligenza artificiale visto che permette la programmazione di sistemi digitali capaci di interpretare l’intelligenza nella sua articolazione più complessa, a partire da quella umana. Non si tratta solo di intelligenza come capacità di calcolo o di conoscenza di dati astratti e simbolici ma elaborazione di percezioni, cognizioni e atti decisionali per ottimizzare i processi di organizzazione sociale. Un sistema d’intelligenza artificiale si misura con le differenti forme di intelligenza espresse dalla condizione umana, per arrivare a ricreare particolari comportamenti che i sistemi digitali possono elaborare con processi di autoapprendimento come quelli del machine learning. Il punto su cui investire le migliori attenzioni culturali è nel creare ulteriori processi di reciprocità, cercando di orientare queste elaborazioni di dati, attraverso il processo “bottom up” (dal basso verso l’alto), perché siano il più possibile funzionali all’evoluzione umana, secondo il principio dell’innovazione adattiva.

In questo processo emerge un’etica che flirta con un’estetica capace di dare forma alle informazioni, giocandole in set di design thinking che tendono a diventare happening. Non è un caso che tutto questo sia stato generato da un ambito come il performing media che ha avuto origine nel contesto della ricerca teatrale affinata alle arti elettroniche nei primi anni Ottanta, sull’onda del postmoderno (emblematico in tal senso Prologo di Corsetti-Studio Azzurro) [12]Prologo (1985) di Corsetti-Studio Azzurro, esempio emblematico di performing media, nel passaggio dal videoteatro alla nuova performance multimediale

https://vimeo.com/channels/1677301/34827743
e che ha trovato ulteriori sviluppi con la poetica ecosistemica di Koinè nelle azioni radionomadi di teatro sostenibile [13]Parco incarnato (2009) di Koinè, azione radionomade al Parco archeologico di Sutri per il progetto Memoria di pietra curato da Urban Experience sulla Via Francigena

https://youtu.be/HFWTnw0J5AY
.

Prologo

E’ una connotazione importante da considerare nella prospettiva di una via italiana al futuro digitale, grazie all’imprinting di un’Avanguardia (va ricordato che questo concetto ha trovato luogo grazie al Futurismo italiano all’avvento del XX secolo) che ha saputo anticipare l’Innovazione, interpretandone oggi l’evoluzione verso i piani territoriali per la transizione sostenibile, come suggerisce il New Bauhaus Europeo.

Parole chiave:

performing media

culture digitali

arte interattiva

cyberperformance

videoteatro

interaction design

psico-tecnologie

psicogeografia

Situazionismo

happening

Fluxus

Futurismo

Postmoderno

urban experience

walkabout

webradio

geopodcast

geoblog

innovazione adattiva

intelligenza artificiale

machine learning