Rodolfo Taiani
Abstract
The text illustrates how the digital option has represented and continues to represent for the Fondazione Museo storico del Trentino a valuable tool to better fulfil its statutory purposes and to be able to effectively operate in favour of the construction of an entity concretely widespread and active at territorial level, where the concept of territory is inclusive of the flexible and changing nature of the many human groups living there.
Keywords
Digital resource, territory, platform, open source, interactivity
Risorse digitali, territorio, piattaforme, open source, interattività
Per comprendere il valore delle opportunità offerte dal digitale in una realtà come quella rappresentata dalla Fondazione Museo storico del Trentino occorre partire da una minima presentazione dell’istituzione. Innanzi tutto, va detto che si tratta di una realtà relativamente giovane, poiché attiva solo dal 2008. La sua storia, tuttavia, affonda le proprie radici nel primo quarto del Novecento, negli anni successivi alla fine della Prima guerra mondiale, quando anche l’attuale Trentino-Alto Adige fu annesso al Regno d’Italia. La Fondazione, infatti, ha raccolto, seppur per passaggi intermedi, l’eredità del Museo trentino del Risorgimento inaugurato formalmente nel 1923, divenuto poi Museo del Risorgimento e della Lotta per la Libertà nel secondo immediato dopoguerra e infine Museo storico in Trento nel 1995. Cambiamenti di denominazione, non di natura giuridica, che hanno guidato la lenta e progressiva espansione cronologica e geografica dei vecchi e nuovi ambiti d’interesse e che hanno traghettato il tutto verso l’ultima tappa di un viaggio prossimo oramai al traguardo del secolo: la costituzione formale sul finire del 2007 della Fondazione Museo storico del Trentino (attualmente, gennaio 2022, ricoprono le cariche di presidente e di direttore generale rispettivamente Giorgio Postal e Giuseppe Ferrandi). Vi hanno contribuito come soci fondatori la Provincia autonoma di Trento, il Comune di Trento e l’Associazione Museo storico in Trento e quali soci aderenti molteplici istituzioni pubbliche e private attive in Trentino: l’Associazione trentini nel mondo, l’Azienda di promozione turistica Trento, Monte Bondone e Valle dei Laghi, la Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Trento, la Cassa rurale di Trento, il Centro documentazione Luserna, il Centro studi sulla storia dell’Europa Orientale, i Comuni di Arco, Brentonico, Folgaria, Lavarone, Ledro, Levico Terme, Riva del Garda, Rovereto, le Comunità territoriali della Vallagarina, della valle di Non, delle Giudicarie, delle regole di Spinale e Manez, di Primiero, della Valle di Fiemme, la Federazione trentina della cooperazione, la Fondazione Stava 1985, la Magnifica Comunità di Fiemme, il Museo storico italiano della guerra e l’Ordine dei farmacisti della provincia di Trento.
Un lungo elenco che qui si è voluto riportare nel dettaglio, poiché esemplifica la rete di connessioni territoriale, ulteriormente ampliata attraverso il diretto coinvolgimento in specifici progetti di altri soggetti, sulla quale la Fondazione fonda e persegue quanto dichiarato nell’articolo 1 del suo statuto: la valorizzazione della storia della città di Trento, del Trentino e dell’area regionale corrispondente al Tirolo storico attraverso l’organizzazione di iniziative basate su una condivisione e partecipazione la più ampia possibile.
Si può facilmente cogliere, da questa premessa storico-istituzionale, come l’opzione digitale abbia rappresentato e continui a rappresentare per la Fondazione non tanto una scelta di tipo operativo imposta dal diktat di una innovazione tecnica sempre più esigente e fine a se stessa, quanto prezioso strumento per adempiere al meglio ai fini statutari e poter efficacemente operare in favore della costruzione di un’entità concretamente diffusa e partecipata a livello territoriale, dove il concetto di territorio sia inclusivo della natura di per sé flessibile e mutevole dei tanti gruppi umani che vi dimorano.
Sono innumerevoli, nel corso degli ultimi anni, gli interventi prodotti in tal senso: esporli analiticamente sarebbe lungo oltreché dispersivo. È gioco forza, pertanto, soffermarsi in particolare sull’area che seguo più da vicino e che si occupa della conservazione, raccolta, descrizione e valorizzazione dei beni storico-culturali, anche nativi digitali, siano essi libri, archivi, collezioni o materiali video. È un fronte d’azione di particolare importanza strategica poiché le problematicità poste e le soluzioni adottate intersecano quotidianamente nel loro sviluppo la vita di tutti i settori d’attività della Fondazione: da quelli espositivi, a quelli di ricerca, da quelli formativo-didattici a quelli editoriali.
Non a caso sono stati proprio gli interventi sul patrimonio storico-culturale i primi a contemplare l’opzione digitale e ciò in risposta ai bisogni posti dalla ricerca e dai vari progetti di riferimento. Si parla di interventi realizzati internamente e con strumentazione propria che da subito hanno evidenziato l’urgenza di disporre di attrezzature adeguate, ma soprattutto di quelle competenze professionali in grado di adeguare le esigenze tecnico-informatiche a quelle di carattere gestionale. Un confronto non sempre facile per la diversità dei linguaggi utilizzati e delle prospettive poste. In questa come nelle successive fasi la digitalizzazione, comunque, è sempre stata interpretata come strumento per l’acquisizione e conservazione di materiali altrimenti indisponibili o semplicemente ignoti. La digitalizzazione ha consentito in altri termini di recuperare in modalità alternativa, presso soggetti privati, documentazione altrimenti sconosciuta alla ricerca e col tempo, comunque, soggetta a dispersione e perdita se custodita in situazioni per loro natura precarie.
È in un simile contesto che si inserisce, in particolare, il lavoro portato avanti dalla Cineteca della Fondazione, una realtà istituita nel 2015. La Cineteca si occupa, tra l’altro, della raccolta e della conservazione di materiali su supporto analogico nonché di altri materiali audio, audiovisivi e filmici. L’individuazione, l’acquisizione e la salvaguardia di fondi cinematografici e di pellicole amatoriali, nonché la loro digitalizzazione e descrizione, rispondono principalmente a finalità di servizio: favorire e condividere la conoscenza di un patrimonio altrimenti non disponibile per le condizioni di inagibilità nel quale si trova. Si tratta della medesima attenzione che ispira gli interventi di digitalizzazione condotti sui fondi fotografici e che ha suggerito la predisposizione di un sistema di interrogazione studiato e realizzato internamente alla Fondazione e per ora disponibile in via sperimentale solo per i dipendenti della Fondazione ma che in futuro lo sarà anche per gli utenti esterni.
Della relazione virtuosa attiva fra opzione digitale e servizi al territorio testimonia fin d’ora, peraltro, il sito 900trentino.museostorico.it, ossia una piattaforma web che mette a disposizione del pubblico un’ampia messe di materiali attraverso la quale cogliere e indagare gli intrecci tra vicende individuali ed eventi grandi e piccoli che hanno interessato la realtà trentina nel Novecento.
Di altri interventi si potrebbe parlare e molti sono in cantiere proprio per il 2022, ma di questi ci sarà senz’altro occasione futura per scriverne. Per informazioni e approfondimenti si rinvia al sito www.museostorico.it.