OPA. Opere perdute e anonime nella tradizione medievale latina: un FISR per una nuova visione della letteratura latina medievale – il digitale per la ricerca

Laura Vangone (Alma Mater Studiorum – Università di Bologna)

Abstract

Il progetto OPA (FISR 2019 per la collaborazione delle Università di Bologna, Salerno e Udine) mira a realizzare un repertorio scientifico digitale di testi anonimi e pseudoepigrafi della latinità tardoantica e medievale. Una mappatura complessiva di queste opere non sarebbe stata, tempo addietro, facilmente realizzabile causa l’assenza di un’infrastruttura digitale che potesse raccogliere e organizzare una gran quantità di informazioni. Oggi, a partire dal database dell’Archivio Integrato per il Medioevo (AIM) della SISMEL di Firenze, sviluppato in collaborazione, quanto alle metodologie e ai contenuti, si intende fornire in open access la schedatura di almeno 6000 opere anonime o pseudoepigrafe. Tutti questi testi sono presentati col loro titolo, incipit, explicit, genere letterario, bibliografia completa, cronotopo, tipo di trasmissione e manoscritti. Tale repertorio offrirà agli studiosi un punto di partenza valido e aggiornato per le proprie ricerche.

The OPA project (FISR 2019 University of Bologna, University of Salerno and University of Udine) aims at creating a digital scientific repertory of anonymous and pseudo-epigraphic texts of late antique and medieval Latinity. A comprehensive mapping of these works would not have been easily achievable in the past due to the absence of a digital infrastructure that could collect and organise a large amount of information. Starting from the database of the Archivio Integrato per il Medioevo (AIM) managed by SISMEL in Florence,  the project intends to provide scholars with the cataloguing of at least 6000 anonymous or pseudo-epigraphic works. All these texts are presented with their title, incipit, explicit, literary genre, complete bibliography, chronotope, type of transmission and manuscripts. This repertory will provide scholars with a valid and up-to-date starting point for their own research.

Parole chiave: OPA, anonimi, Medioevo, latino, pseudepigrafia, base dati

Key-words: OPA,anonymous texts, Middle Ages, Latin, pseudepigraphy, database


Introduzione

Una percentuale non trascurabile delle opere della tradizione latina tardoantica e medievale è, per gli studiosi di oggi, res nullius: questi testi, appartenenti ai più diversi generi letterari, sono cioè pervenuti in forma anonima o pseudepigrafa [1]Klopsch, 1997; Schmidt, 1999-2000; Tilliette, 2009, Santi, 2021 (introducendo il primo volume della collana che accompagna la ricerca OPA, in open access: https://galluzzo.mirabileweb.it/edgalluzzo).; ad essi vanno pure accostate quelle opere che lo stato dell’arte registra come perdute o frammentarie. Il macrocosmo dominato, per così dire, dall’anonimato è stato generalmente letto e studiato (eccezion fatta per alcuni illustri casi) in opposizione alle «opere d’autore», considerate espressione paradigmatica di personalità letterarie e testimonianza del pensiero e del sapere che in latino si è estrinsecato, articolato e tramandato. La qualità di un’opera è stata cioè a lungo misurata sull’autorità incarnata dal suo autore dove il nomen auctoris – e il pur sempre valido accostamento dei termini auctor e auctoritas – sembra partecipare alla costruzione del senso del testo stesso.

In due momenti non troppo distanti nel tempo, Roland Barthes e Michel Foucault avevano provocatoriamente ratificato la «mort de l’auteur» [2]Barthes 1968; Foucault 1969; tuttavia, dagli anni ’60 in poi (dall’epoca dunque dello strutturalismo e della canonizzazione del testo) non è mai realmente venuta meno – ma si è anzi settorializzata – la riflessione teoretica nonché la volontà di una definizione terminologica e ontologica dell’«autore» e della sua coscienza letteraria. Essa sembra aver determinato, di conseguenza, una più evanescente e meno sistematica (ri)considerazione dello statuto dell’anonimato e del concetto, a esso legato, di «opera anonima». Quest’ultima condizione, come già anticipato, è però di gran lunga la più diffusa nella trasmissione delle opere latine del Medioevo. Accanto alle manipolazioni volontarie, gli imprevisti prettamente materiali e gli effetti disgraziati di una tradizione povera (un testo giunto acefalo in un solo manoscritto, ad esempio) hanno senz’altro avuto un peso determinante nella trasmissione anonima di un testo, tanto quanto quello che le tradizioni ricche (opere con una circolazione abbondante riflessa nel gran numero di copie manoscritte giunte sino a noi) hanno avuto nell’ingenerare confusione e quindi attribuzioni plurime, spesso concernenti i grandi nomi della latinità cristiana (Agostino, Bernardo, Tommaso, etc.). Un’articolata strategia dell’anonimato caratterizza poi – indipendentemente dalle modalità di trasmissione – il lavoro dell’intellettuale medievale, per ragioni più complesse e interessanti di quanto sulle prime si potrebbe credere

Il progetto OPA: l’apporto del digitale

I progressi della filologia e degli strumenti digitali ad essa connessi hanno permesso da una parte di donare consistenza a numerosissime figure d’autori: i fascicoli del Compendium Auctorum Latinorum Medii Aevi (C.A.L.M.A.) pubblicato sotto la direzione di Michel Lapidge, Silvia Nocentini e Francesco Santi, registrano circa 5000 entrate per gli auctores da Abaelardus Petrus a Idrisi per un numero di opere certamente più elevato. Fulcro di queste breve intervento è però un progetto in un certo senso speculare a C.A.L.M.A., ovvero il progetto OPA. Opere perdute e opere anonime nella tradizione latina della tarda antichità alla prima età moderna (sec. III-XV), finanziato con il contributo del Fondo integrativo speciale per la ricerca (FISR) del Ministero dell’Università e della Ricerca (FISR2019_03352), che intende compiere un’indagine inedita e globale su una congerie di testi anonimi, pseudepigrafi, perduti e frammentari con l’obiettivo di realizzare e quindi utilizzare strumenti che permettano una comprensione più vasta e interrelata della cultura tardoantica e mediolatina attraverso il prisma e le articolazioni del fenomeno dell’anonimato.

Il progetto è portato avanti da tre gruppi di ricerca, afferenti al Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica (FICLIT) dell’Università di Bologna, al Dipartimento di Studi umanistici e del Patrimonio Culturale (DIUM) dell’Università di Udine e al Dipartimento di Studi Umanistici (DIPSUM) dell’Università di Salerno e con la collaborazione della Società Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino (SISMEL) di Firenze.

L’obiettivo principale del progetto è la creazione di una base dati di migliaia di schede (circa 6000 allo stato attuale) relative a testi anonimi e pseudepigrafi che sarà liberamente accessibile e consultabile in linea. Il database di OPA si serve della fondamentale infrastruttura informatica rappresentata dall’Archivio Integrato per il Medioevo (AIM) della SISMEL, appositamente sviluppata nelle metodologie e nei contenuti per offrire, per ciascuna unità testuale, le informazioni erudite essenziali su cui sviluppare la ricerca. Più precisamente, il quadro generale di una scheda OPA fornisce:

  • gli estremi testuali identificativi (titolo, incipit, explicit);
  • le varie attribuzioni, ove presenti;
  • il genere letterario/tipologia della fonte d’appartenenza;
  • una bibliografia contenente l’indicazione dei repertori specialistici, se presenti, e gli studi sul testo;
  • il cronotopo di redazione;
  • un elenco dei testimoni manoscritti;
  • eventuali note sulla tradizione del testo.

Il database costituisce un vero e proprio repertorio in quanto ciascun elemento in esso presente dialoga con l’intero Archivio Integrato: ciascuna scheda non è conclusa in sé ma è inserita in una più ampia costellazione di rimandi dove lo sguardo del fruitore può accostarsi e distanziarsi a suo piacimento. Così la struttura interattiva permette, ad esempio, di studiare l’opera nel suo contesto manoscritto: le attribuzioni che ciascun testimone trasmette, la datazione, l’ambiente di produzione, il rimando, ove presente, alla riproduzione digitale del codice, etc. sono informazioni immediatamente reperibili e fruibili che completano in maniera ricca la ricerca effettuata. Il lettore potrà produrre, ad esempio, schedari relativi alla produzione anonima a proposito di una certa tipologia di fonte (come i commentari a un libro della Bibbia o di Aristotele), in una certa area geografica e in un certo tempo oppure schedari relativi alla produzione di manoscritti (attinenti a determinate tipologie testuali), anche confrontando i risultati con la coeva produzione di autore, avviandosi sulla strada di nuove attribuzioni o nel riconoscimento dell’esistenza di scuole o di un certo tipo di attività intellettuale.

La scheda OPA offre ancora dei collegamenti a risorse esterne, siano essi altri repertori digitali o studi e edizioni dei testi disponibili online in open access; essa inoltre, sfruttando la sempre maggiore agilità consentita dall’approfondirsi delle metodologie digitali, consente di illustrare nel dettaglio le redazioni molteplici di un testo dando conto delle diverse forme in cui un’opera ha circolato, eliminando nei limiti del possibile quel rischio di appiattimento nella resa di una realtà cangiante e varia qual è quella della trasmissione testuale nel Medioevo.

Il progetto OPA, forte anche di una collana dedicata allo studio e all’edizione di testi, mostra quindi come l’apporto delle nuove tecnologie digitali possa aprire nuove strade e fornire nuovi strumenti per la problematizzazione e lo studio delle molteplici articolazioni del tema dell’anonimato nella cultura letteraria medievale.

Bibliografia

  • Barthes, R. (1968), La mort de l’auteur, “Mantéia”, 5, pp. 12-17.
  • Foucault, M. (1969), Qu’est-ce qu’un auteur?, “Bulletin de la Société française de philosophie”, 63, pp. 73-104.
  • Klopsch, P. (1997), Anonymität und Selbstbenennung mittellateinischer Autoren, “Mittellateinisches Jahrbuch”, 4, pp. 9-25.
  • Santi F. (2021) Il significato storiografico di una ricerca dedicata agli anonimi  nell’esperienza letteraria del Medieovo latino in Marina Giani, Il «Liber glossarum» e la tradizione altomedievale di Agostino, Firenze, SISMEL Edizioni del Galluzzo (OPA. Opere perdute e anonime.Secoli III-XV, 1) pp. VII-XII.
  • Schmidt, P. G. (1999-2000), Perché tanti anonimi nel medioevo? Il problema della personalità dell’autore nella filologia mediolatina, “Filologia Medioatina”, 6-7, pp. 1-8.
  • Tilliette, J.-Y. (2009), Anonymat et pseudonymie dans la littérature latine médiévale, “Critica del testo”, 12, pp. 279-296.

Laura Vangone è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica dell’Università di Bologna nel quadro del progetto «OPA. Opere perdute e opere anonime. Repertorio, studio della tradizione ed edizioni critiche». È membro della redazione di C.A.L.M.A. (Compendium Auctorum Latinorum Medii Aevi) presso la SISMEL di Firenze. I suoi principali interessi di ricerca riguardano l’agiografia latina dei mondi normanni e la storiografia della Longobardia meridionale.

References

References
1 Klopsch, 1997; Schmidt, 1999-2000; Tilliette, 2009, Santi, 2021 (introducendo il primo volume della collana che accompagna la ricerca OPA, in open access: https://galluzzo.mirabileweb.it/edgalluzzo).
2 Barthes 1968; Foucault 1969