Immaginare e progettare i futuri dell’educazione in tempi d’incertezza
Claudia Pennacchiotti
In una realtà caratterizzata da complessità e incertezza, le grandi crisi sociali, come quella vissuta nel corso della pandemia da Covid-19, ma ancor prima la crisi economica del 2016, rappresentano dei momenti di rottura dello status quo e spingono i diversi sistemi sociali alla ricerca di nuove forme di equilibrio. Tra questi, anche i sistemi educativi, nei quali si va ridisegnando il confine tra apprendimento formale e informale, tra spazi educativi fisici e virtuali. Ciò pone alle comunità educanti e al mondo della ricerca rilevanti interrogativi di tipo pedagogico (Giancola e Piromalli 2020) ed etico (Van Dijk 2018). Come ripensare il rapporto fra mondo della scuola, società e mondo del lavoro? Quali competenze sono centrali per la società e per l’inclusione sociale? Quali vie percorrere per promuovere la partecipazione attiva di tutti gli attori ai processi di innovazione educativa, sociale, scientifica? Come ridefinire il rapporto tra virtuale e reale nel processo educativo, e quali cambiamenti ciò comporta nelle scelte didattiche che ne conseguono? Come evidenziato da Funtowicz e Ravetz (1997), in simili contesti, caratterizzati dai molteplici interessi in gioco, dalla messa in discussione di valori personali e collettivi e da decisioni urgenti, la ricerca di soluzioni per un singolo attore o a partire da singoli punti di vista diventa molto difficile. E’ invece necessario costruire spazi e tempi in cui i diversi portatori di interesse possano confrontarsi tra loro e con la complessità del mondo reale in modo continuativo, scambiarsi esperienze e conseguire decisioni condivise.
Le “Officine, educazione, futuri” del CNR, organizzate annualmente dal 2016 su iniziativa del gruppo di ricerca “Studi sociali su scienza, educazione, comunicazione” (COMESE) dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche (IRPPS–CNR), in collaborazione con il Ministero dell’istruzione (MI) e con la partecipazione di DiCultHer per l’annualità 2018, si propongono come spazio di confronto, co-creazione di conoscenza e scambio di esperienze tra gli attori che operano, a diverso titolo, nel mondo dell’educazione.
Considerando l’educazione e l’istruzione fattori chiave che danno forma al nostro futuro -individuale e collettivo – attraverso percorsi di innovazione scientifica e sociale (Valente e Mayer, 2018), in cui le conoscenze si costruiscono e si trasmettono e gli individui hanno l’opportunità di acquisire gli strumenti per vivere una vita dignitosa e per loro significativa (Valente e Caravita, 2021), le Officine si sviluppano intorno alla partecipazione quale strumento necessario per un’innovazione sostenibile e condivisa. Esse mettono a confronto, secondo chiavi di lettura e prospettive sempre diverse, studenti, comunità educante e scientifica, policy maker e società civile, soggetti che in contesti usuali difficilmente interagirebbero tra loro sulle questioni affrontate (Stilgoe, Owen e Macnaghten, 2013).
Nel corso delle varie edizioni, il processo di confronto si è sviluppato in un’alternanza di momenti di riflessione individuale, stimolata tramite la condivisione di materiali di approfondimento e strumenti di riflessione; momenti di lavoro, virtuali o in presenza, in piccoli gruppi multidisciplinari; momenti di discussione allargata in sessioni plenarie (Pennacchiotti, Tudisca, Valente 2020). Questa successione è pensata per favorire il processo di co-creazione, il confronto e l’emergere di tematiche urgenti, nonché la condivisione di esperienze, pratiche e risultati prodotti.
Le edizioni 2020 e 2021, organizzate in collaborazione con l’iniziativa Futures of education di UNESCO e i progetti europei finanziati dal programma Erasmus + INCLUDE, OLA e GSO4SCHOOL, hanno proposto una riflessione ampia sui futuri dell’educazione, includendo temi emersi come prioritari nel corso dell’emergenza pandemica, sia a livello nazionale che europeo. I tavoli di lavoro, organizzati in modalità virtuale, hanno stimolato una riflessione sul ruolo dell’educazione al tempo dell’incertezza, per immaginare, nel breve e nel lungo periodo, un’educazione più inclusiva attraverso un confronto su finalità, metodi e rinnovamento dei materiali educativi in un contesto europeo. Nei temi affrontati si è spaziato da un ripensamento del concetto di cittadinanza (locale, europea e globale) e di europeità per favorire la sostenibilità ambientale, sociale ed economica, alla relazione possibile e auspicabile, in una didattica per competenze, tra conoscenze, competenze disciplinari e competenze trasversali; da una riflessione su stereotipi e concezioni implicite veicolati dai libri di testo, alle potenzialità delle risorse didattiche aperte per evitare discriminazioni, disuguaglianze e disinformazione, alle opportunità generabili da un’integrazione didattica tra arte e scienza nella costruzione di futuri scenari di cittadinanza scientifica.
Le indicazioni emerse dai tavoli di lavoro restituiscono alcune possibili direttrici intorno alle quali immaginare i futuri dell’educazione, per una società più inclusiva e sostenibile in cui educazione e conoscenza tornino centrali.
Educazione, intesa come Bene Comune Globale. La pandemia ci ha posti di fronte al divario esistente fra i territori e a quanto ciò incida sui percorsi di apprendimento. Il ruolo dell’educazione è centrale nella dinamica democratica e nella spinta all’equità. Essa è un diritto di tutti che va garantito attraverso un sistema scolastico più capace di plasmarsi secondo esigenze mutevoli. La scuola è dunque chiamata a esercitare un ruolo chiave nel contrastare le disuguaglianze educative attraverso il confronto tra i diversi sistemi educativi ed educanti – scuola, famiglie, centri di ricerca, università, attori del territorio – che andrebbero pensati nel loro insieme, valorizzando un dialogo paritario fra tutte le componenti.
Scuola come palestra di partecipazione civile, che educhi ad una lettura critica della realtà e dell’informazione e che aiuti studenti e studentesse (e, attraverso di loro, la società) a riconoscere e abbandonare una modalità stereotipata di pensare: è necessario abituarsi, e abituare i/le discenti, al confronto con la complessità, a farsi domande; abbandonare le semplificazioni, la paura di affrontare l’errore; adottare un approccio sistemico, sfidare canoni e saperi codificati attraverso un processo di co-costruzione di conoscenze con i diversi attori sociali.
Scuola come luogo di relazioni, tra docenti, tra studenti e comunità educante, e come momento di condivisione di esperienze e saperi. Relazioni che vanno ripensate, secondo un modello di insegnamento flessibile, che a partire dall’ascolto e dal rispetto delle diverse individualità, ponga al centro del processo educativo lo/la studente/ssa, lo/la responsabilizzi e ne stimoli i personali processi di apprendimento. Il/la docente è chiamato a suscitare curiosità, piacere per la conoscenza e l’apprendimento profondo, fatto di saperi significativi generati attraverso domande autentiche.
Tempi nella scuola. L’attenzione alle diverse individualità di ciascuno/a studente/ssa impone un tempo-scuola che sia meno rigido e standardizzato, per una didattica capace di plasmarsi su ritmi di apprendimento per loro natura elastici, che si riappropri del valore della lentezza, dei tempi necessari all’ascolto e a porsi interrogativi fondativi per la crescita dell’identità positiva dei singoli e dei gruppi.
Spazi della scuola. L’esperienza della pandemia ci ha mostrato quanto sia importante andare oltre il paradigma dell’aula e includere formalmente i luoghi della cultura e della conoscenza, dell’ambiente e dell’impegno sociale tra gli spazi educativi entro e oltre l’orario scolastico, coinvolgendo le comunità che li abitano in un dialogo educativo e innovativo. Parlando di spazi, l’attenzione si sposta inevitabilmente anche sul ruolo acquisito nella dimensione scolastica dal digitale che offre delle importanti opportunità di sviluppo per pratiche cooperative che coinvolgano reti di docenti, studenti e studentesse, mondo della ricerca e altri attori sociali, per un’educazione di qualità più inclusiva ed equa, intesa come bene comune (un esempio sono le Open Educational Resources). Tali innovazioni, attivabili nella comunità educativa, dovrebbero però venire sviluppate e messe a sistema tramite un supporto istituzionale, per garantirne qualità, accessibilità e diffusione.
Tensione alla transdisciplinarità. La transdisciplinarità è intesa non come superamento delle discipline ma come abbattimento dei confini che le separano. La scuola deve farsi promotrice di una piena consapevolezza della profonda unità del sapere. Ciò non significa rinunciare agli approfondimenti disciplinari, che rimangono comunque fondamentali nell’esperienza educativa. Tra transdisciplinarità e saperi disciplinari esiste infatti una relazione sinergica, nonostante da più parti si ceda a visioni dicotomiche, e la scuola è chiamata a trovare un equilibrio tra queste due dimensioni, favorendo il pieno sviluppo della persona, la sua realizzazione e la costruzione di talenti e forme consapevoli di partecipazione nella società.
In attesa della nuova edizione delle Officine, per approfondire, i risultati dei tavoli, le registrazioni video e la documentazione che ha alimentato la co-creazione di conoscenza, sono consultabili sul sito Officina Educazione Futuri.
References
Funtowicz S., RavetzJ.R. (1997), Environmental problems, post-normal science, and extended peer communities, Études et Recherches sur les Systèmes Agraires et le Développement, INRA Editions, pp.169-175.
Giancola, O., & Piromalli, L. (2020). Apprendimenti a distanza a più velocità, impatto del COVID-19 sul sistema educativo italianoSocietà Editrice Il Mulino
Stilgoe, J., Owen, R., e Macnaghten, P. (2013). Developing a framework for responsible innovation. Research policy, 42(9), 1568-1580.
Valente, A., Caravita, S. (2021) Foreign minors and young adults in detention facilities in Italy: successful pathways and critical factors in the education process, Italian Journal of Sociology of Education, vol 13, 3/2021, pp111-134, https://ijse.padovauniversitypress.it/2021/3/6
Van Dijck J., Poell T., de Waal M. (2018) The Platform Sociaety. Public values in a Connective World, Oxford University Press
Claudia Pennacchiotti Ricercatrice presso l’Istituto di Ricerche sulle popolazioni e le politiche Sociali del CNR, si occupa dello studio dei sistemi di competenze, con particolare attenzione ai temi della creatività, innovazione, cittadinanza globale ed europea e con riferimento ai principali framework europei; dell’analisi del sistema di Alternanza Scuola Lavoro in Italia e del sistema duale in Europa; di risorse educative aperte e didattica digitale, ampliamento delle possibilità di partecipazione consapevole e responsabile al dibattito scientifico e sociale; promozione di processi decisionali basati su evidenze scientifiche e individuazione di percorsi adeguati a tal fine.