Intervista a Pamela Giorgi, primo ricercatore Indire e giornalista.
Pamela Giorgi, sin dal 2001 si dedica al riordino e alla valorizzazione di vari archivi di personalità dell’arte e della cultura del Novecento. Coordina dal 2008 l’Archivio storico Indire, prestando attenzione particolare, sia alla storia di Indire stesso, erede della Mostra Didattica Nazionale del 1925 (si veda a proposito “Dal Museo Nazionale della scuola all’Indire” Giunti, 2009; e “Radici di futuro: l’innovazione a scuola attraverso i 90 anni di Indire”, Contini, 2015), sia, più ampiamente, alla storia del sistema scolastico italiano (si veda ad esempio “Matite razziste. Scuola e leggi razziali”, Bibliografia e informazione, 2013; “Nessuno escluso. La lunga strada dell’inclusione nella scuola italiana”, Apice libri, 2018; “Per gioco e sul serio. Libri di ricreazione e libri di lettura del Fondo Antiquario di letteratura giovanile Indire”, Indire, 2018; “Lo straniero di carta. Educare all’identità tra Otto e Novecento “, Tab Edizioni, 2020), divenuto ormai uno dei principali focus della sua attività di ricerca. Dal 2009 ha privilegiato tra tutte le tipologie documentarie quella fotografica, incentivata principalmente dall’attività di riordino dell’importante fototeca conservata in Indire (resa oggi integralmente accessibile in rete con il data base Indire ‘Fotoedu. Fondi fotografici per la storia della scuola e dell’educazione’ e valorizzata con il catalogo e la mostra “L’Obiettivo sulla scuola: immagini dall’archivio fotografico Indire”, Giunti, 2011). Il succedaneo volume curato “Barbiana e la sua scuola: immagini dall’Archivio Don Lorenzo Milani”, Aska, 2014, è frutto dello studio dell’archivio fotografico scolare di Don Lorenzo Milani. Dal 2014 è docente di Storia dei processi formativi presso l’Università IUL, dal 2021 è direttore editoriale della rivista ‘Culture Digitali’ e docente al Master “Territori Digitali. ICT, Innovazione Sociale e Comunità Patrimoniali in rete”, Università del Molise
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D. Come nel sistema DI RICERCA Indire è stato assunto e sperimentato, soprattutto grazie agli strumenti della digitalizzazione, la titolarità culturale del patrimonio di cui le nostre studentesse e i nostri studenti saranno custodi e promotori. La Cultura, e la Cultura Digitale in particolare, nella prospettiva di #DiCultHer, costituisce un bene comune, un dispositivo fondamentale di coesione sociale nel suo essere legata all’educazione scolastica, alla formazione, alla ricerca, al territorio in cui è inserita ed espressione e rappresentazione delle creazioni tangibili e intangibili delle comunità che vi abitano, oltre che componente rilevante delle conoscenze e competenze di cittadinanza globale?
R. L’attività di ricerca che coordino ‘Valorizzazione del Patrimonio Storico’ (n. 12 del PTA Indire 2023-25) in Indire (Istituto Nazionale di Documentazione Innovazione e Ricerca Educativa) si è connotata negli anni per un crescente lavoro critico-ermeneutico sulle fonti (inizialmente quelle archivistico-bibliografiche da noi conservate, Indire, infatti, fondato a Firenze nel 1925, conserva un ricco patrimonio storico risalente in prevalenza all’Ottocento e al Novecento, che ne fa uno dei pochi archivi specializzati in Italia nella raccolta e nella valorizzazione di materiale documentario di interesse storico-pedagogico), con uno specifico focus sulla loro declinazione didattica e formativa. In questa prospettiva si è mossa anche la sinergia con la Struttura Indire (n. 1 del PTA Indire 2023-25) ‘Didattiche laboratoriali e innovazione del curricolo nell’area linguistico-umanistica’, e il partenariato con la rete inter-istituzionale DiChultHer – Digital Cultural Heritage, Arts and Humanites, col quale viene svolta una ricerca congiunta per costruire e consolidare una cultura dell’innovazione tecnologica digitale, in relazione al sistema scolastico, sulle problematiche legate all’uso del Cultural Heritage e la partecipazione sempre crescente a iniziative varie dell’ AIPH – Associazione Italiana di Public History. In una società sempre più complessa, consideriamo il patrimonio, a sua volta, espressione di complessità, delle contaminazioni molteplici avvenute nel corso del tempo e, dunque, potente mezzo per l’apprendimento-insegnamento della diversità, del dialogo, del confronto. Le esperienze di ricerca Indire nell’ambito dell’educazione al patrimonio si fanno, così, interpreti delle necessità di partecipazione e di co-costruzione di significati transdisciplinari, nel quadro anche dell’insegnamento dell’educazione civica, intesa quale educazione alla cittadinanza culturale plurale, caratterizzata dagli elementi più regnanti della contemporaneità.
D. In questo senso, e nella prospettiva dettata dall’art. 13 della Convenzione di Faro che recita “facilitare l’inserimento della dimensione del patrimonio culturale a tutti i livelli di formazione, non necessariamente come argomento di studio specifico, ma come fonte feconda anche in altri ambiti di studio, quali le iniziative digitali sono state promosse dal suo Gruppo di ricerca per favorire nelle studentesse e negli studenti, in un’ottica di titolarità culturale, la conoscenza e la “presa in carico” del proprio patrimonio culturale?
R. #Scopri il Patrimonio della tua scuola è la sfida Hackathon proposta da Indire ed Iccu: essa rappresenta perfettamente quanto cerchiamo di fare per costruire percorsi e processi di ‘titolarità culturale’ che sia tale, cioè davvero concreta e operativa. Con la sfida, che ogni anno Indire lancia e segue, ogni scuola è invitata a fotografare e descrivere le tracce del passato rappresentate dal proprio patrimonio scolastico. Sulla base della prima catalogazione effettuata di foto di materiali, di documenti, di oggetti didattici storici o di particolari architettonici, gli studenti coinvolti saranno in gradi andranno a testimoniare la storia della propria scuola.
I materiali oggetto della fotografia possono riguardare tutte le sfere del patrimonio e quindi essere:
- Documenti di Archivio
- Immagini che immortalano il passato della propria scuola
- Oggetti didattici storici
- Aspetti del proprio edificio scolastico
Ogni oggetto presente nella fotografia che viene scattata dalla classe deve essere accompagnato da una breve descrizione, realizzata sulla base di schede fornite da Indire. Ogni tipologia di patrimonio (oggetti didattici; archivi fotografici; documenti, etc) avrà una specifica scheda in modo da consentire all’alunno di prendere consapevolezza delle sue caratteristiche specifiche. Nei giorni della sfida la classe dovrà inviare l’insieme di fotografie che mostrino l’intero patrimonio della propria scuola, con relativa descrizione sviluppata con l’aiuto di indicazioni e supporto fornito da Indire.
La ‘titolarità culturale’ (si veda G. Paini) è un processo didatticamente centrale: laddove gli studenti acquisiscono una progressiva consapevolezza e attuano una presa in carico dell’eredità culturale che ricevono dal passato. Mira a far acquisire e a rendere consapevoli i soggetti del ‘titolo’ di essere pienamente responsabili dell’eredità culturale, a sentirsene ‘parte’, a sentirla ‘propria’ e a esercitare, superando la posizione di meri ‘fruitori’ del patrimonio, passando, invece, al ruolo di attori della promozione della sua tutela e della sua valorizzazione. Si rafforza così la ‘partecipazione’ all’eredità culturale, in termini di cittadinanza attiva, che sebbene Costituzionalmente sancita sovente non è di fatto perseguita: si tratta di un concetto assai importante nella valorizzazione del capitale culturale del Paese. In questo ambito, da un lato la nostra attività è diretta a sollecitare la partecipazione dei giovani nei processi di promozione della conoscenza e della cultura, in questo caso specifico del Patrimonio scolare, invocando un loro maggior coinvolgimento e affezione verso il patrimonio culturale e maggior conoscenza delle istituzioni che a vario titolo si adoperano per tutelarlo.
D. Quali le proposte progettuali di metodologie innovative per la valorizzazione del patrimonio – tangibile, intangibile e digitale – centrate sull’engagement delle studentesse e degli studenti sono in atto e/o in programmazione da INDIRE e dal suo Gd ricerca, promosse in una logica di esercizio di cittadinanza e di progettazione partecipata, a prendersi in carico il proprio patrimonio come complesso di risorse di cui aver cura a livello individuale e come comunità?
Quali le esperienze e le iniziative più significative nell’ultimo periodo sono promosse ed ispirate nel quadro dei framework delineati dalla letteratura internazionale per l’Educazione alla Cittadinanza Globale, dell’Educazione allo sviluppo Sostenibile, dello sviluppo di titolarità del patrimonio culturale (anche digitale) e dello sviluppo dell’Agency degli studenti in un mondo digitalmente interconnesso, ispirandosi all’epistemologia della complessità?
Nell’ambito della ricerca svolta come Indire e che attenziona il Patrimonio culturale in rapporto col digitale, stiamo sperimentando da molto sia, in generale, l’uso nella didattica (PTA Indire 2017-2020 e 2021-2023 e 2023-2024 nella Struttura 12), sia, più specificatamente, il suo uso nel quadro della didattica della storia, ove abbiamo sperimentato per un biennio un laboratorio che abbiamo articolato focalizzandoci sull’uso delle fonti (internamente al dipartimento che ricerca sulle Didattiche laboratoriali nelle varie discipline PTA Indire 2017-2020 e 2021-2023 e 2023-2024 nella Struttura 1).
Con i ricercatori e i docenti coinvolti abbiamo osservate e stiamo osservando le possibili ricadute sugli apprendimenti curriculari dell’uso del patrimonio culturale nelle sue forme svariate (immateriale, paesaggistico, digitale …). La prima cosa che è emersa è la pluralità degli ambiti disciplinari coinvolti che si connettono a questo stesso uso, che implica sempre il superamento dell’alveo ristretto delle discipline inizialmente da noi analizzate (quali la storia) e classicamente ad esso deputate a tale tema connessi (la storia dell’arte): quindi, quando si fa laboratorio usando il Patrimonio culturale si determina un’inevitabile messa in gioco di più aree disciplinari tra le curricolari. Inoltre, si verifica il rafforzamento di quelle dimensioni che dovrebbero essere transdisciplinari (ma che spesso sono relegate in ambiti quasi liminali rispetto all’ordinaria attività didattica) e che l’uso del Patrimonio Culturale mette, invece, in gioco in modo centrale: quali l’educazione civica, l’educazione alla sostenibilità ed l’educazione al buon uso del digitale. Questo perché nello scambio tra l’oggetto e l’osservatore (tipico dell’uso didattico del Patrimonio Culturale), nella manipolazione seppur virtuale dell’oggetto il laboratorio prende corpo. La tecnologia ha ormai ha favorito e favorisce la messa in rete del patrimonio storico culturale e dei corpora documentari e bibliografici, permettendo crescentemente l’uso didattico sistemico del patrimonio culturale stesso in una prospettiva di rafforzamento del legame tra disciplinaristi, specialisti, conservatori, scuola e territorio, con ricadute forti sull’ampliamento sia dello spazio scolastico così come degli strumenti messi a disposizione della didattica. Questo enorme potenzialità di ampliamento dello spazio tradizionalmente scolastico rende possibile oggi poter ragionare sull’uso in chiave di didattica attiva dell’uso del Patrimonio culturale digitalizzato e digitale e sui linguaggi da utilizzare in rapporto ad esso. A livello didattico nella scuola di base le possibilità che le soluzioni tecnologiche ci stanno offrendo sono numerose e si stanno dimostrando particolarmente efficaci: ecco che, ad esempio, da un lato, la messa a disposizione progressiva di corpora documentari da parte delle istituzioni preposte alla conservazione o, dall’altro, la possibilità di realizzare percorsi laboratoriali e partecipati in classe, come un prodotto multimediale a partire dal Patrimonio o una modellizzazione virtuale, etc, hanno favorito il riemergere anche nei gradi più alti dell’istruzione della pratica attiva, con caratteristiche, come detto, di marca spiccatamente transdisciplinare.
Mi fa piacere sottolineare in questa sede come l’uso del Patrimonio Culturale sia stato connesso fortemente negli anni della nostra ricerca all’insegnamento dell’Educazione civica (reso obbligatorio, L. 92/2019), allo sviluppo delle competenze chiave per l’apprendimento permanente, di quelle relative alla sostenibilità, di cittadinanza globale, di cittadinanza digitale e di titolarità culturale degli studenti del secondo ciclo – non come oggetto di una ‘materia’ a sé ma nello sviluppo di proposte attraverso il dialogo tra discipline e il transfer costante tra aspetti teorici e pratici dell’apprendimento esperienziale ciò ha trovato nella ricerca Indire connessa ai PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento, L. 145/2018) e sviluppata sempre in sinergia con la rete Diculther uno strumento importante di realizzazione per lo sviluppo di competenze trasversali, con l’obiettivo di realizzare un’innovazione didattica e curricolare in alcune scuole pilota del secondo ciclo – sostenendola al contempo con forme di disseminazione e sviluppo professionale dei docenti – in relazione al ripensamento dei saperi ispirato all’epistemologia della complessità, i cui elementi caratterizzanti sono una didattica basata sulla relazione tra discipline; interazione tra scuola/contesto con i PCTO e il digitale; interazione tra mediatori didattici e tra componenti teoriche e pratiche; rimodulazione delle dimensioni chiave della soggettività, quali autonomia, responsabilità, originalità, individualità.