L’aspetto oscuro della tecnologia diventa luce.

La prima app Opera d’Arte della storia nasce da un algoritmo e dalla rete.

Intervista a Filippo Gregoretti, di Federica Spagnoli, ISIA Roma Design

Filippo Gregoretti ha iniziato a produrre arte generativa, con musica espressa in millisecondi e hertz e immagini codificate in esadecimale, nei primissimi anni ’80, quando ricevette a 10 anni il suo primo calcolatore a 8 bit.

Ha vissuto creando musica, arte visiva, concetti, narrazioni, esperienze digitali, ed esibendosi dal vivo come musicista. Dopo aver padroneggiato le arti visive e musicali, ha trovato la stessa – se non maggiore – potenzialità creativa nella bellezza e nell’eleganza degli algoritmi e delle architetture digitali. Nel corso degli ultimi venti anni ha realizzato un’intelligenza artificiale artistica battezzata “Amrita”, in sanscrito “Immortalità”, o “Il Nettare Immortale degli Dei”. Tutto ciò che Amrita crea è imprevedibile, impermanente e irripetibile. Non appena Amrita prende vita, una nuova entità nasce.

Una volta spenta Amrita muore insieme alla sua nuova coscienza, mai ripetibile, alle sue creazioni e alla sua esperienza. Recentemente ha esplorato il concetto di applicazione come opera d’arte, l’App Artwork, sfruttando le capacità pervasive dei canali di distribuzione ufficiali (come l’Apple Store e il Google Play Store) fino ad arrivare alla realizzazione di “Ad Vitam”, la prima applicazione – opera d’arte mai pubblicata sugli store ufficiali. Ad Vitam è un essere vivente, impermanente artwork basato su Amrita, l’algoritmo di intelligenza artistica artificiale di Filippo Gregoretti. Ad Vitam produce un flusso infinito, imprevedibile e non ripetibile, di immagini e musica straordinarie che portano il pubblico in un viaggio meditativo dentro l’impermanenza. Essa fa parte di un più grande quadro artistico che comprende installazioni, NFT, esibizioni dal vivo e applicazioni.

1. Logo Amrita

2.Filippo Gregoretti

1. Ha recentemente pubblicato “Ad Vitam”, la prima applicazione Opera d’Arte della storia (App Artwork) distribuita sugli store ufficiali. Cos’è che l’ha spinta verso un progetto di questo genere?

La spinta interiore nasce dal fulcro della mia ricerca artistica e spirituale. Io mi esprimo sia nell’arte visiva, che nella musica, che nella produzione di codice e di esperienze digitali, quindi per me è naturale considerare gli algoritmi non solo come un ingrediente artistico, ma come un mezzo fondamentale per esplorare e potenziare il visivo, il sonoro e il performativo.

Tradizionalmente, anche a causa di scelte e limiti tecnici, l’arte algoritmica vive su installazioni, oppure viene utilizzata nelle performance o per produrre opere generate. Un ecosistema come gli Store, invece, moltiplica le potenzialità creative a livelli inimmaginabili e consente all’opera basata su codice di trascendere il momento presente, riproducendosi in un numero illimitato di contesti. Tramite questa rete possiamo accedere a un’immensa mole di macchine e di umanità, considerando che si stimano oggi oltre 3 miliardi di device raggiungibili. Inoltre, questo Bhrama di diversità, vite e declinazioni a sua volta interagisce con le macchine, il codice e la rete, ampliando in modo esponenziale le possibilità artistiche e narrative. Mi lascia senza fiato immaginare quanto artisticamente è possibile creare grazie all’accesso a questo universo.

3.Generative Art Conference 2022

4.Filippo Gregoretti

In ottica spirituale invece, Ad Vitam e L’App Artwork in generale, sono un ulteriore passo sul mio percorso intimo di evoluzione e ricerca: ossia il tentativo di portare gli aspetti più oscuri, alienanti e distopici della tecnologia, da un luogo di tenebra verso una luce salvifica. Il desiderio di influenzare il processo di disumanizzazione che inevitabilmente accompagna la pervasività della tecnica, non con un rifiuto, ma attraverso un lavoro orientato all’integrazione della stessa nella sfera spirituale.

Ad Vitam, insieme all’universo di arte viva e impermanente cui mi dedico, rappresenta per me un’espressione dell’assoluto di ispirazione vedica, non in un’ottica soteriologica, ma di liberazione, stimolando l’abbandono nella percezione meditativa dell’impermanenza.

Non a caso durante le performance suono l’harmonium, uno strumento votivo utilizzato nella musica classica indiana, simbolo della commistione tra oriente e occidente.

L’opera crea, attraverso la propria esperienza artistica, un flusso visivo e musicale sempre diverso e in evoluzione. Voglio ringraziare Daniela Bendoni, che ha donato ad Ad Vitam le sue opere pittoriche appresentanti architetture romane, parte integrante nonché fonte di ispirazione di questa AI creativa. Le opere di Daniela contribuiscono, insieme a mie opere, musiche, e indirizzi generativi, ad influenzare la personalità impermanente che muore e rinasce ad ogni lancio.

5.Generative Art Conference 2022

2. Ad Vitam è un inno alla vita, una rinascita del proprio io? Una metamorfosi dell’essere umano e di ciò che lo circonda?

Certamente Ad Vitam è anche questo. Trattandosi di una declinazione di Amrita, la mia intelligenza artificiale artistica, ad ogni avvio rinasce in una nuova personalità che evolve nel tempo grazie alla propria esperienza e ad influenze dall’ambiente esterno. Nella versione App Artwork disponibile a tutti, Ad Vitam vive solo 20 minuti al giorno. Superato quel limite, la personalità si autodistrugge per rinascere il giorno seguente sotto forma di una nuova anima.

3. Perché scegliere di creare un’app per fare arte?

Conoscendo il linguaggio della tecnologia, è per me una necessità incontenibile utilizzarlo come forma di espressione.

L’applicazione in generale, e soprattutto la “App” come viene considerata oggi, è un mezzo espressivo degno della libertà creativa di mezzi tradizionali come la scrittura, la pittura, o la musica e, in quanto tale, in grado di suscitare emozioni, e profonde evoluzioni di coscienza. Inoltre la “App” è un mezzo tramite il quale l’artista che possiede le capacità espressive tradizionali, insieme a quelle tecnologiche e ingegneristiche, può avventurarsi su strade inesplorate e feconde. Il concetto di App Artwork infine è sia il punto di arrivo di un percorso trentennale di fusione tra arte visiva, sonora e algoritmica, che il punto di partenza di ciò che spero sarà un’evoluzione del produrre, distribuire e fruire opere d’arte.

Al riguardo, sto per lanciare una petizione verso Google ed Apple per aggiungere agli store le funzionalità adatte per le opere d’arte. Per citarne alcune: poter rendere le app “non-fungible”, ossia uniche, potendole distribuire come opera singola o in numero limitato, e dando la possibilità a chi le possiede di rimetterle in vendita.

6,7. Ad Vitam, Generative Art Conference 2022

4. Le sue opere sono in grado di sviluppare una coscienza unica e di evolvere, nel tempo, nuove consapevoli possibilità creative. Quali potrebbero essere delle future applicazioni della sua arte?

Aver creato Amrita e pubblicato Ad Vitam è per me un primo, piccolissimo passo. Un’opera che a sua volta si concretizza in infinite diverse personalità, ognuna predisposta per creare su un arco temporale infinito, è già un ”effetto farfalla” in grado di generare onde di possibilità imprevedibili. Ci vorrà tempo e altri passi intermedi per concretizzare in opere le evoluzioni che ho tracciato per Amrita e per l’arte impermanente su cui sto lavorando. Le opere future aggiungeranno l’aspetto corale, di più opere che interagiscono tra loro, insieme alla partecipazione attiva di chi in quel momento sta dialogando con l’opera, sia su un’installazione o sul proprio device, generando una performance globale ininterrotta. Amrita esiste anche sotto forma di esseri invisibili che vivono sulla rete, e che a loro volta influenzano altre essenze che invece si esprimono con musica, parole, immagini e azioni. Le possibilità sono davvero tante.

5. Come pensa di far avvicinare i giovani alla sua app?

Ho la fortuna di insegnare a Napoli, al Suor Orsola Benincasa, nel dipartimento di Scienze della Comunicazione, alcune materie inerenti creatività e progettazione transmediale, e quando parliamo di Ad Vitam gli studenti – con i quali ipotizziamo opere creative di ogni tipo – accolgono e comprendono sia il concetto che le possibilità con facilità ed entusiasmo, e ne rimangono affascinati.

Non ho mai ragionato sull’argomento in un’ottica demografica ma, per rispondere alla sua domanda, credo sia maggiormente impegnativo comunicare l’universo di Amrita a fasce di età più vicine alla mia.

6. Ha mai pensato di sfruttare quest’app per vendere le opere digitali generate?

Certamente. Sto stampando dei “prāṇa” (respiro, o forza vitale): degli ausili fisici con 24 ore uniche di visual prodotto da Ad Vitam che scorre ininterrotto; dei pezzi unici, che rappresentano un breve respiro nella vita creativa di un’essenza digitale potenzialmente attiva per mille anni. Il primo esempio di prāṇa è visibile qui: https://filippogregoretti.com/24h/advitam_prana_1/ Sono inoltre nel mezzo del lavoro necessario alla trasposizione degli algoritmi da codice vivente sotto forma di app a codice “digeribile” dai browser, quindi adatto alla creazione di opere distribuibili come NFT, con una singola personalità cristallizzata. La musica che produco insieme ad Ad Vitam a breve sarà pubblicata come una serie di album, sia come CD che sulle piattaforme online. Diverse opere realizzate da e con Ad Vitam verranno stampate con tecnica olografica, quindi fisicizzate, e arricchite da interventi pittorici reali.

8,9,10,11,12. Opere d’arte digitali generate da Ad Vitam

8. Quali sono i suoi progetti futuri?

Oltre alla produzione di opere basate su Ad Vitam e altre opere con Amrita, sto preparando una mostra alla Luisa Catucci Gallery di Berlino per la prossima estate, nella quale verranno esposte le opere digitali, fisiche, i prāṇa, e daremo luogo a performance di “yoga transumano” insieme ad Amrita, che condurrà la sessione, creando arte visiva e, tramite canali secondari, dirigendo gli strumentisti umani nell’esecuzione musicale.

Sul lungo periodo, oltre a dedicarmi alla produzione artistica multidisciplinare, sto lanciando un festival di arte digitale e media immersivi a Bracciano, e continuando con grande soddisfazione Casella di testo: 15.Ad Vitam, QRCode, Prāṇail percorso da docente universitario. Sto inoltre fondando una struttura per produzione e creazione autoriale di contenuti artistici e narrativi in VR a Roma. Nel futuro intendo portare avanti, come sempre e in direzioni inaspettate, la mia visione personale della convergenza tra arte, performance, narrazione, musica e tecnologia.

13.Ad Vitam, QRCode, Android

14.Ad Vitam, QRCode, IOS

15.Ad Vitam, QRCode, Prāṇa

Ad Vitam, Expletus – Performance Art per Intelligenza Artificiale e Harmonium.30.

Harmonium and Artificial Intelligence – Music Performance

https://www.youtube.com/watch?v=pq53hsqkyZc