La visione delle donne nello sviluppo sostenibile dei territori, nel New European Bauhaus

Di Isa Maggi, coordinatrice Stati generali delle Donne

ABSTRACT

In the path  towards the construction of the future of Europe, Stati Generali delle Donne consider central to respond to the challenges of modernity and the post-pandemic in the European New Bauhaus, for a sustainable transition in Europe, the spread of digital culture to face social challenges, promote social cohesion and overcoming territorial gaps.
In the particular historical period we are experiencing, we women want to make gender equality a priority of the European Union because affirming gender equality in every area means creating sustainable development, better lawmaking, promoting well-being and prosperity for all. .
The pandemic and the ongoing international crisis show us the absolute importance of a Europe capable of reacting quickly and incisively to current and future global challenges. It is therefore necessary to ask ourselves how to build an ever more resilient Union, with adequate rules and decision-making mechanisms.

******

Nel particolare periodo storico che stiamo vivendo noi donne vogliamo fare dell’uguaglianza di genere una priorità dell’Unione europea perché affermare in ogni ambito la parità di genere significa creare sviluppo sostenibile, legiferare meglio, favorire il benessere e la prosperità per tutte e per tutti.

Del resto siamo però molto preoccupate perché:

– alcuni diritti acquisiti in alcuni Paesi dell’Europa rischiano di perdere rilevanza e il rischio di retrocedere è evidente,

– le disuguaglianze economiche, in particolare le disparità salariali sono diventate strutturali,

– la sotto-rappresentazione delle donne nel processo decisionale,in politica e nell’economia e sul mercato del lavoro evidenziano soprattutto in Italia valori drammatici,

– la violenza contro le donne, le molestie sui luoghi di lavoro e il fenomeno della violenza nelle giovani, è diventato un fenomeno strutturale.

Il nostro impegno è in campo per risolvere le criticità, molte sono le donne che hanno contribuito, e stanno contribuendo, direttamente e indirettamente. E molte sono quelle che oggi ne difendono con forza i valori, come dimostra il ruolo proattivo giocato dalle donne ai vertici UE durante l’attuale crisi determinata dall’offensiva militare della Russia verso l’Ucraina e il conseguente attacco alle democrazie occidentali.

La pandemia e la crisi internazionale in corso ci mostrano l’importanza assoluta di un’Europa capace di reagire in maniera rapida e incisiva alle sfide globali attuali e future. È quindi doveroso interrogarsi su come costruire un’Unione sempre più resiliente, con regole e meccanismi decisionali adeguati.

Nel percorso avviato verso la costruzione sul futuro dell’Europa riteniamo centrale rispondere alle sfide della modernità e del post pandemia nel New Bauhaus Europeo, per una transizione sostenibile dell’Europa, la diffusione della cultura digitale per affrontare le sfide sociali, favorire la coesione sociale e il superamento dei divari territoriali.

Al centro delle attività in corso abbiamo posto la ‘creatività’ dei giovani e delle giovani donne per “garantire a tutte le studentesse e a tutti gli studenti le competenze chiave per affrontare i cambiamenti e le sfide del loro presente, per proiettarli al meglio nel futuro, per diventare cittadine e cittadini attivi e consapevoli, capaci di condividere valori comuni e di confrontarsi positivamente con l’altro” attraverso un insieme integrato di approcci scientifici, culturali e formativi, di processi e di metodi finalizzate alla costruzione di un sistema di competenze digitali consapevoli, abilitate alla co-creazione e alla sostenibilità, per costruire il “dopo pandemia”, che non sarà più necessariamente un semplice ritorno alla situazione precedente, ma sempre di più o spartiacque netto tra un prima ed un dopo, per offrire un futuro positivo ai nostri giovani e all’Europa.

Il futuro per l’Europa che verrà dovrà essere costruito con le competenze,la conoscenza, la creatività e la crescita all’interno di un ambiente di sviluppo più ampio legato alla sostenibilità, dove con il termine “sostenibilità” non s’intende solo quella ambientale, ma anche quella sociale, culturale, economica ed amministrativa.

In questo scenario , i temi legati all’empowerment delle donne e al diritto al benessere collettivo sono centrali.

Il modello femminile di fare impresa è un nuovo paradigma d’impresa responsabile, etica e sostenibile che valorizza tutta la tradizione italiana di CSR, di economia civile e dei rispettivi “padri nobili”, tra gli altri Stefano Zamagni, Adriano Olivetti, per trasformare le aziende in soggetti che producono valore per la società, per dar vita a una nuova politica economica.

Nonostante l’imprenditoria femminile contribuisca in maniera significativa al PIL italiano ed europeo è ancora inespressa e sottorappresentata e puo’ costituire una risposta importante alle crisi in atto, grazie anche al contributo di competenze e stili imprenditoriali spesso differenti.

Occorre favorire la nascita di nuove imprese femminili attraverso il sostegno, la valorizzazione e l’individuazione delle capacità e potenzialità imprenditoriali dei soggetti con maggiore rischio occupazionale favorendone il consolidamento e radicamento sui diversi territori. Occorre sostenere e valorizzare il capitale umano e le pari opportunità mediante la creazione di nuove leve imprenditoriali all’interno dei diversi settori di attività. Occorre ridurre il tasso di mortalità delle nuove imprese correlato alla carenza dei fattori di conoscenza del tessuto produttivo, di stabilità e di continuità delle nuove iniziative imprenditoriali.

Il modello economico di riferimento è quello dell’economia green e della digitalizzazione, in una sfida tra tra creatività digitale, arte, umanesimo, nuova imprenditorialità e nuove professioni che pone alla base dell’innovazione la rimozione delle barriere disciplinari, per guidare l’attitudine al cambiamento verso la consapevolezza che il digitale, dopo esserne stato una formidabile leva, può diventarne il motore alimentato da un’energia realmente sostenibile: la conoscenza.

La consultazione messa in atto dagli Stati generali delle Donne e dall’Alleanza delle Donne che si è configurata in questi ultimi anni, verso il futuro dell’Europa che verrà, è stato un momento di formazione, apprendimento continuo, confronto e dialogo su alcuni temi strategici che caratterizzano il gender mainstreaming coniugato con la sostenibilità nel contesto delle Città del futuro, le “Città delle Donne” e la vita di donne, uomini, bambine e bambini ponendo l’attenzione ai cambiamenti climatici, la cultura, il lavoro, le imprese femminili, la biodiversità, l’interconnessione, la mobilità virtuale e fisica, l’innovazione e la ricerca, il rispetto e la cura delle relazioni e della Madre Terra.

Il percorso è iniziato con le Maratone per l’Europa che verrà e i side event organizzati in seguito al G20 che si è svolto in Italia, importanti momenti di lavoro online e in presenza realizzati già dal 2021(mese di febbraio, giugno, luglio, agosto e settembre) con la presentazione del documento ufficiale il 12 novembre 2021.

Il percorso è poi continuato con la presentazione della “Carta di Dubai” all’Expo’ di Dubai l’8 marzo 2022, insieme ai due Position Paper sull’Imprenditoria femminile come leva per il rilancio dell’economia del nostro Paese e dell’Europa e quello sul Futuro delle Città.

La “Carta di Dubai”, che arriva dalla Carta di Pechino del 1995 e da quella di Milano dell’Expo del 2015, si pone l’obiettivo di sostenere i policy maker e i rappresentanti del mondo delle politiche di sviluppo economico locale, educazione, formazione, pari opportunità e sostenibilità di tutto il mondo per sviluppare politiche e programmi a supporto del lavoro, delle imprese, della formazione, della innovazione e ricerca delle donne, attraverso il protagonismo delle donne stesse, nell’ambito di una sostanziale valorizzazione delle donne.

Riteniamo che le grandi questioni di conflitto sociale, sicurezza, sostenibilità – ambientale, amministrativa, economica-finanziaria, e culturale – cura, welfare devono avere risposte e traiettorie comuni verso la transizione ecologica e digitale, le politiche di genere, la gestione della cosa pubblica, partendo dalla capacità generatrice e rigeneratrice della donne, dai territori, dagli stili di vita, dall’educazione, dalle Città, dai borghi, da tutti gli insediamenti umani che esprimono relazioni sociali organizzate, da connessioni virtuali e fisiche, incentrate sulla promozione di azioni concrete su temi strategici in linea con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, nonché con la cooperazione tra scuole, università e comunità locali.

Quali sono i nuovi diritti delle donne e della società europee?

Quali sono i temi sociali legati all’innovazione e al nuovo umanesimo digitale?

I nuovi servizi, le dotazioni territoriali che organizzano l’ambiente umano e sociale nei rapporti casa/lavoro. La sicurezza urbana in termini sociali e non solo ambientali. Come superare e monitorare il gap strutturale nelle espressioni delle società dei vari paesi? A chi affidare il monitoraggio della società nei confronti delle donne e del loro futuro, il futuro del mondo?

Alla UE, all’ONU, al G20, ognuno per competenza e per diversi pacchetti operativi e normativi, affidiamo il compito di strutturare le azioni politiche implementative e di monitoraggio.

Questo lungo ultimo miglio sembra irrealizzabile rispetto all’eccentricità della diversa realtà misurabile almeno nei diversi contesti nazionali e di continenti in cui ancora la soglia di povertà e il dramma della guerra costringono a forme di sopravvivenza milioni di persone.

Traiettorie scomposte e trame interrotte da riannodare e tessere.

Un lavoro complesso e sfidante in linea con l’Agenda 2030, ma che va oltre, a causa di una accelerazione alla trasformazione che ci coinvolge tutti e tutte.

Alle donne spetta il compito di rispondere a queste domande per realizzare il futuro che è anche presente e lo dobbiamo costruire ogni giorno.

Il futuro è di chi lo fa.

Il futuro delle donne è il futuro della società e la “Carta di Dubai”, è una milestone determinante nella consapevolezza di un contributo necessario, né utopico, né ideologico, verso una società coesa di cui gli Stati Generali delle Donne e l’Alleanza delle donne se ne fanno carico per rilanciare l’economia della territorialità, dell’autenticità e della qualità del Made in Italy.