a cura di Simonetta Pozzi (*)
Abstract
Quali sono le opportunità professionali per le donne nel Metaverso? Ad oggi, il Metaverso è ancora in costruzione, ma alcuni lavori legati alle tecnologie abilitanti come realtà virtuale, aumentata e blockchain sono già diffusi e importanti per la costruzione dei mondi immersivi. Le donne devono partecipare attivamente e superare i bias e condizionamenti sociali che le tengono ancora lontane dagli studi STEM. Come è scritto nella prefazione del libro “Women in the Metaverse”:
‘la tecnologia ha bisogno di donne, perché noi donne usiamo la tecnologia e finché hardware e software saranno progettati da team maschili, avremo software e hardware pieni di bias e stereotipi maschili.’
Nell’articolo si analizzano i dati relativi al livello di digitalizzazione in Italia, al gender gap nel digitale, alla presenza delle donne negli studi STEM e alle opportunità lavorative offerte dal Metaverso.
Abstract
What are the career opportunities for women in the Metaverse? The Metaverse is still under construction, but jobs related to enabling technologies, such as virtual reality, augmented reality and blockchain, are already widespread and important for the construction of immersive worlds.
Women must actively participate and overcome the biases and social conditioning that still keep them away from STEM studies. As it is written in the preface of the book “Women in the Metaverse”:
‘technology needs women, because we women use technology and as long as hardware and software are designed by male teams, we will have software and hardware full of male biases and stereotypes.’
The article analyzes the data relating to the level of digitization in Italy, the gender gap in digital, the presence of women in STEM studies and the job opportunities offered by the Metaverse.
PAROLE CHIAVE
Metaverso. Lavoro, Donne, Gender gap, Role model
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Qual è la prospettiva lavorativa delle donne nel metaverso? Un dato ancora inesplorato dalle ricerche che ad oggi si concentrano sulle materie STEM (dall’inglese Science, Technology, Engineering, Mathematics) più tradizionali.
Possiamo partire, tuttavia, da alcuni dati che illustrano il panorama attuale del mondo STEM.
RICERCHE
Nonostante la forte accelerazione dal punto di vista digitale causata dalla pandemia e dall’isolamento degli anni 2022-2021, il nostro paese è ancora in ritardo sulla digitalizzazione. Si colloca al 18º posto fra i 27 Stati membri dell’UE, secondo l’edizione 2022 dell’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI).
Leggiamo dal rapporto DESI 2022– Italia che per quanto riguarda il capitale umano: ‘l’Italia si colloca al 25º posto su 27 paesi dell’UE. Solo il 46 % delle persone possiede perlomeno competenze digitali di base, un dato al di sotto della media UE pari al 54 %. Il divario rispetto alla media UE è più ridotto quando si tratta di persone in possesso di competenze digitali superiori a quelle di base (23 % in Italia rispetto al 26 % nell’UE). Il paese ha una percentuale molto bassa di laureati nel settore TIC: solo l’1,4 % dei laureati italiani sceglie discipline TIC, il che rappresenta il dato più basso registrato nell’UE. Nel mercato del lavoro la percentuale di specialisti TIC è pari al 3,8 % dell’occupazione totale, ancora al di sotto della media UE (4,5 %). […] Le prestazioni dell’Italia sono più vicine alla media UE per quanto riguarda la presenza delle donne nel settore digitale: gli specialisti TIC di sesso femminile rappresentano il 16 % degli specialisti TIC totali, rispetto a una media UE del 19 %.’
Fonte: Indice di digitalizzazione dell’economia e della società 2022- Italia pag. 7
Secondo l’edizione 2022 del Women in Digital Scoreboard della Commissione europea, solo il 18% degli specialisti dell’Information and communication technology (Ict) è donna in tutta Europa.
L’Italia è risultata al 25° posto su 28 Paesi dell’Unione per parità di genere digitale secondo il punteggio di Women in Digital, dodici posizioni sotto la media europea.
Fonte: Women in Digital Scoreboard 2022 – Italia
Il Rapporto Inps sui cittadini digitali conferma che l’Italia si colloca con un forte ritardo complessivo in termini di competenze digitali rispetto alla media Europea:
‘Capitale umano: 25º, -12 punti percentuali rispetto alla media europea. Tale risultato è dovuto al rilevante divario di competenze digitali nella fascia di età fra i 16-74 anni, sia a livello base (42% delle persone 16-74 anni rispetto al 56% in UE) sia a livello più avanzato (22% rispetto 31% in UE).
Distanze si rilevano anche per la percentuale degli specialisti ICT pari al 3.6% dell’occupazione totale (media europea del 4.3%) e dei laureati italiani che si attesta sull’1.3% (media UE 3.9%).’
Esiste un forte problema di genere: solo il 43,10% delle donne possiede competenze digitali di base, rispetto al dato UE pari al 52,30%.
Il numero di iscritte negli ultimi anni è aumentato in ambito tecnico-scientifico, ma il trend è ancora molto lento e persistono degli stereotipi e bias , aspettative e norme sociali e culturali che fin dall’infanzia condizionano le scelte prima in ambito scolastico e successivamente in quello professionale. Si parla di ‘dream gap’, ossia di divario nei sogni per le femmine che, a differenza dei maschi, sono portate a dubitare delle proprie capacità e quindi ad evitare di sognare in grande.
‘Le ragazze sono più portate per le materie umanistiche’ risuona nelle nostre menti fin dagli anni dell’adolescenza, ma i dati affermano il contrario. Le ragazze iscritte ai corsi STEM universitari hanno risultati accademici più elevati dei compagni di sesso maschile. Tuttavia, una volta finito il percorso universitario i tassi di occupazione e retribuzione restano più bassi.
Molto interessante la ricerca presentata dall’organizzazione italiana indipendente, WeWorld, i cui risultati sono stati diffusi a febbraio 2022 in occasione della Giornata Internazionale delle Donne e Ragazze nella Scienza.
Nel mondo solo il 35% degli iscritti alle facoltà STEM sono donne, di cui il 7% in ingegneria, rispetto al 22% degli uomini (World Bank, 2020). Tra i ricercatori accademici solo il 39% e il 12% dei membri delle accademie scientifiche nazionali.
Secondo il World Economic Forum (2020) le offerte di lavoro che richiedono competenze STEM continueranno ad aumentare, soprattutto nel cloud computing, nell’analisi e gestione di big data, e nell’e-commerce.
Il 28 gennaio scorso è stato presentato all’Università di Bologna il primo rapporto tematico di genere “Laureate e laureati: scelte, esperienze e realizzazioni professionali”, realizzato nel 2022 dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea. Come precisa il rapporto la parità di genere è uno dei valori fondamentali dell’Unione Europea (Commissione europea, 2018) e l’istruzione è un fattore cruciale per rendere effettivo questo principio. L’UNESCO include, tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile da conseguire entro il 2030 (UNESCO, 2016), l’eliminazione delle disparità educative, per assicurare l’accesso, a donne e uomini, a tutti i livelli educativi e formativi.
Nell’Indagine sul Profilo dei laureati la ricerca ha coinvolto 291.000 laureati del 2020 (58,7% donne e 41,3% uomini) e 655.000 laureati del 2019, 2017 e 2015 che hanno partecipato all’Indagine sulla Condizione occupazionale dei laureati, intervistati rispettivamente a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo.
Emergono alcuni dati interessanti da tenere presente per comprendere la situazione università e lavoro.
- Nel 2020 le donne costituiscono quasi il 60% dei laureati in Italia.
- Le donne dimostrano migliori performance pre-universitarie (voto medio di diploma 82,5/100, mentre è 80,2/100 per gli uomini) e universitarie (concludono gli studi in corso il 60,2% delle donne, rispetto al 55,7% degli uomini
- Il tasso di occupazione registra percentuali a vantaggio degli uomini: tra i laureati di primo livello a cinque anni dal titolo è pari all’86,0% per le donne e al 92,4% per gli uomini; tra quelli di secondo livello è pari rispettivamente a 85,2% e 91,2%.
- a cinque anni dalla laurea, gli uomini percepiscono, in media, circa il 20% in più e occupano professioni di alto livello di tipo imprenditoriale o dirigenziale (2,2% tra le donne e 3,9% tra gli uomini) e a elevata specializzazione.
Secondo i dati AlmaLaurea nel 2020 il 18,9% delle laureate consegue il titolo in percorsi STEM, mentre tra gli uomini è il 39,2%. Se si prendono in esame i dati più recenti sulle immatricolazioni si evince che non si riduce il divario donne – uomini e sul totale dei laureati del 2020 le donne costituiscono il 40,6% in discipline STEM.
Laureati dell’anno 2020: quota di donne per area disciplinare e gruppo disciplinare
A cinque anni dalla laurea le laureate presentano un tasso di occupazione inferiore a quello dei laureati e il divario è aumentato con la pandemia da Covid-19. Dalla ricerca emerge che, nonostante la progressiva riapertura delle attività economiche in autunno 2020, il tasso di occupazione, tra le donne, ha continuato a diminuire, mentre tra gli uomini è rimasto stabile
Per quanto riguarda le materie STEM le donne si confermano più svantaggiate in termini occupazionali e retributivi rispetto ai colleghi maschi nel mercato del lavoro, ma le diseguaglianze sono più contenute se si prendono in esame le retribuzioni.
Dato confermato dall’ ACLI secondo cui il gap retributivo tra uomini e donne è quasi pari con le lauree STEM: 18,2% tra le donne e 20,7 % tra gli uomini.
Sappiamo anche che la produttività di un’impresa aumenta quando almeno il 20% della forza lavoro è femminile. A tal proposito si legga un passo dell’intervista pubblicata nel 2019 in Luiss Open al professore Fabiano Schivardi, ordinario di Economia e Prorettore alla Ricerca della Luiss, a proposito dello studio “Do Female Executives Make a Difference? The Impact of Female Leadership on Gender Gaps and Firm Performance”- scritto da Schivardi, Luca Flabbi (University of North Carolina), Mario Macis (Johns Hopkins University) e Andrea Moro (Vanderbilt university).
‘le stime implicano che la produttività di un’impresa aumenta con un CEO donna quando almeno il 20% della forza lavoro è femminile. L’incremento è superiore al 14% per le imprese con una forza lavoro che è per almeno il 20% “rosa”, mentre considerando tutte le aziende – anche quelle con un numero minore di donne tra i dipendenti – l’incremento sarebbe comunque del 6,7%.’
Caratteristiche del Metaverso
Dobbiamo considerare che il metaverso è costituito da tecnologie abilitanti come realtà virtuale ed aumentata, blockchain che sono già applicate da anni, quando ancora non si parlava di metaverso.
L’imprenditore Jon Radoff ha proposto una griglia concettuale in 7 punti per definire la catena del valore del metaverso.
Fonte: https://medium.com/building-the-metaverse/the-metaverse-value-chain-afcf9e09e3a7
Livello 1 – L’esperienza
Il Metaverso smaterializza lo spazio fisico, gli oggetti e la distanza e propone una rappresentazione 3D. Gli utenti possono vivere nuove esperienze che fino ad oggi erano impossibili oggi.
Livello 2 – Scoperta
Scoperta di nuove esperienze e interazioni sociali che possono essere inbound quando l’utente le cerca in autonomia, oppure outbound quando gli vengono inviate.
Livello 3 – Economia del Creator
Alcune piattaforme forniscono strumenti di progettazione che consentono la creazione di contenuti senza dover saper programmare. Quindi i creator possono essere numerosi e possono monetizzare i loro lavori.
Livello 4 – Spatial Computing
Combina l’uso della realtà virtuale, della realtà aumentata, del cloud, dei sensori e della mappatura spaziale per digitalizzare il mondo fisico.
Livello 5 – Decentralization
Il decentramento consente agli utenti e ai creators di non dipendere da un’autorità centralizzata. Sono proprietari dei loro dati e delle loro creazioni e hanno potere decisionale sulla piattaforma stessa.
Livello 6 – Interfaccia umana
I dispositivi come smartwatch, occhiali intelligenti, dispositivi indossabili, biosensori e interfacce neurali tra cervello e computer sono sempre più miniaturizzati e permettono di trasmettere informazioni.
Livello 7 – Infrastrutture
Quando parliamo di infrastrutture, pensiamo a:
• WiFi 5G e 6G: permettono di migliorare la larghezza di banda e ridurre la latenza delle reti,
• Cloud
• Processori
• GPU (Graphics Processing Units
• MEMS (Microelectromechanical Systems): vengono utilizzati per creare sensori e attuatori
• Batterie sempre più compatte e resistenti.
Professioni del metaverso
Nel metaverso esistono tante professioni e opportunità professionali: dai programmatori ai creators di mondi e di NFT, planner per eventi, ai copywriter ai community manager a chi si occupa di compra vendita di immobili nei mondi immersivi come Decentraland e The Sandbox.
John Radoff ha sviluppato e pubblicato su Medium una mappa in sei categorie centrali:
Fonte: https://medium.com/building-the-metaverse/jobs-in-the-metaverse-9395db90086
Alcune professioni sono già esistenti nel mondo web che frequentiamo, mentre altre sono ancora poco diffuse e sconosciute.
Creators: sviluppano le componenti di base (artisti, modellatori di oggetti digitali, scrittori di dialoghi, progettisti di personaggi, fashion designer, compositori e
Performers: come dice il nome sono attori, musicisti, guide, streamer, videotuber, educatori, leader e insegnanti.
Bridgers: ‘costruttori di ponti’ tra il virtuale e il reale sono cartografi, storici, persone che implementano gemelli digitali, geotagger, , naturalisti, mappatori spaziali, analisti del traffico, esperti di salute pubblica e sicurezza, fornitori di dati.
Partecipants: sono i giocatori secondo il modello play-to-earn, partecipanti alla governance delle DAO, commercianti.
Community: evangelisti, influencer, persone di marketing, community manager. I creators e gli artisti saranno in più stretto contatto con i partecipanti alle loro community. Questi lavori implicano attrarre, sostenere e aiutare i membri della comunità, oltre a mantenere la moderazione, prevenire molestie e altri comportamenti tossici.
Builders: designer e organizzatori di esperienze come i game designer, i creatori di esperienze, i produttori, i designer di curriculum, i narratori e coloro che strutturano l’arte generativa.
Partire dagli studi STEM
Come stimolare allora lo studio di materie STEM legate alle tecnologie del metaverso?
Diffondendo conoscenza e avviando dei programmi di empowerment femminile a livello nazionale fin dalla scuola per superare bias e condizionamenti nelle generazioni più giovani.
Come ci spiega Eleonora Pantò, formatrice e divulgatrice che sviluppa progetti di ricerca e innovazione rivolti alle imprese e al mondo dell’educazione:
‘le tecnologie digitali devono essere orientate a costruire una società sostenibile e inclusiva. La pandemia ha creato una crisi educativa globale, in cui le bambine e le ragazze sono state maggiormente penalizzate. Un gap che diventa ancora maggiore nell’istruzione scientifica e di conseguenza nelle carriere delle professioni chiave del futuro. Secondo l’European Institute for Gender Equality (EIGE), colmare il divario di genere nelle materie STEAM contribuirebbe a un aumento del PIL pro capite dell'UE dal 2,2 al 3,0% nel 2050. In termini monetari, colmare il divario nelle materie STEM porta a un miglioramento del PIL di 610-820 miliardi di euro nel 2050. Per migliorare questa situazione servono misure che incentivano la partecipazione agli studi scientifici e all’imprenditoria femminile ed è necessario agire sul contesto sociale e culturale per contrastare gli stereotipi e la discriminazione di genere.’
Role model nel Metaverso
L’educazione e l’influenza dell’ambiente familiare sono sicuramente fondamentali per orientare le scelte delle giovani verso lo studio delle materie STEM. Sono anche importanti i modelli virtuosi da seguire per comprendere le opportunità future.
Nel libro “Women in the Metaverse. Storie di donne che ispirano le donne” vengono narrate nove storie di professioniste che sono attive e lavorano nel metaverso e nelle tecnologie abilitanti. Dalle loro vite personali e professionali si può trarre ispirazione per comprendere che il metaverso, ancora in costruzione, è un ambito dove le donne possono esprimere la loro creatività, capacità organizzativa ed imprenditoriale.
Negli studi non si nota una particolare predisposizione tra i sessi, come afferma nell’intervista Cristiana Pivetta, docente di lettere all’ITCG ANGIOY di Carbonia ed è esperta di tecnologie applicate alla didattica
‘I ragazzi risultano più spigliati nella gestione delle animazioni del proprio avatar perché fin da piccoli fanno esperienza con la play-station. Di fatto riconoscono, nel proseguo delle attività, maggior creatività e capacità di problem solving alle compagne. Inizialmente le allieve hanno bisogno di più tempo per orientarsi con il loro avatar e gli strumenti a disposizione. Se coinvolte in un secondo momento nella progettazione e nella realizzazione degli artefatti, dimostrano di essere più creative e “geniali” nello scripting e nel trovare le soluzioni più smart. Scoprono il loro talento “nascosto” e diventano un modello di riferimento, di collaborazione e condivisione. Le esperienze di apprendimento nei mondi virtuali mi aiutano così a sviluppare negli studenti la consapevolezza della necessità di superare il fenomeno del gender gap e di riflettere in modo attivo sull’obiettivo 5 dell’Agenda 2030, che si propone di “raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze”.’
In particolare i mondi immersivi sono caratterizzati da un’elevata inclusività e stanno sviluppando, grazie a studi ed analisi specifiche, importanti passi avanti nell’accessibilità.
Anche Francesca M.R. Bertolami (aka Eva Kraai) tutor Edu3 precisa:
‘non credo che l’appartenenza di genere potrà essere un ostacolo. […] Poiché nel mondo della scuola la maggior parte degli insegnanti sono donne, ovviamente la partecipazione ai corsi è in prevalenza femminile. Non ho maggiori difficoltà da parte delle donne rispetto agli uomini; la differenza è più tra chi ha una formazione di tipo umanistico rispetto a chi ha una formazione tecnico scientifica o matematica.’
Sul gender gap nel metaverso si esprime anche un’altra delle professioniste intervistate nel libro, Bruna Picchi che è web copywriter, travel blogger e social media strategist.
‘Credo che nel Metaverso le cose stiano già andando nella direzione preferenziale: il superamento del gender gap. Gli ambienti sono rilassati, si condividono interessi: ciò è la prova che quando c’è voglia di star bene insieme e di condividere ciò che amiamo fare (per diletto o per lavoro, non fa differenza), le diversità vanno a perdersi. Non penso, a maggior ragione, a ruoli. Penso solo ad ambienti in cui tutti si sentono liberi di fare ciò che rientra di più nelle proprie preferenze.’
Community
Un passo importante per coinvolgere le generazioni più giovani è sicuramente creare delle community di valore che non si occupino solo di gaming o entertainment, ma di attività culturali, di networking e scambio di competenze. Come indicato nel libro “Women in the Metaverse” esistono già molte community di donne a livello internazionale.
‘Women in Immersive Tech Europe. Lanciata nel 2016 comprende più di 2.700 donne per l’empowerment di donne europee attive in VR, AR e MR e tecnologie visuali. Ha la mission di facilitare la comunicazione, collaborazione e networking tra donne e uomini appassionati di tecnologie immersive.
Altro gruppo interessante su LinkedIn è Women in Tech Global Community Group by WomenTech Network che conta circa 1.800 donne con lo scopo di networking e scambio di competenze.’
Con lo sviluppo del metaverso assumeranno un ruolo sempre più importante le community che da aree di condivisione di esperienze e giochi stanno crescendo sia numericamente sia come impatto, come possiamo vedere nella ricerca di Nextatlas.
Fonte: The generative power of Communities- Nextatlas + Bain & Company | Digital (R)Evolution Awards
Nelle piattaforme basate sulla blockchain, come ad esempio, Decentraland e The Sandbox sono i membri delle community ad avere un ruolo attivo, a decidere e concordare insieme le strategie. Non c’è più un ente o una società in monopolio che decide per gli utenti per cui vengono dette decentralizzate.
Conclusioni
Il Global Gender Gap report 2022 indica che ci vorranno 132 anni per colmare il divario di genere nel mondo, un divario che è sempre più alto nelle professioni che richiedono competenze tech. Tuttavia l’impegno delle donne e degli uomini del metaverso si sta muovendo verso una direzione di maggiore parità e opportunità al di là del genere e dell’età.
Concludiamo con il contributo di Antony Vitillo, sviluppatore, consulente e blogger di realtà immersive noto a livello internazionale ed autore della prefazione della nuova edizione del libro “Women in the Metaverse” in lingua inglese che verrà pubblicata nei prossimi mesi.
‘Alla fine di tutto, non è un discorso di “uomini” contro “donne”, ma è di “uomini” CON “donne”. Uomini e donne hanno dei pregi che possono essere complementari, e se riusciamo ad accettare qualche piccolo difetto reciproco, possiamo veramente unire le forze e far crescere non solo il metaverso, ma tutto l’ecosistema tecnologico in un modo più efficiente e salutare. E molti studi certificano come una collaborazione tra persone di estrazione diversa porti a migliori risultati rispetti a quelli ottenuti da gruppi di persone simili, quindi sono sicuro che è questa la strada da seguire. Non dimentichiamoci che il primo programmatore di computer è stata una donna (Ada Lovelace) e senza di lei, io sarei ora probabilmente disoccupato. Ci sono molte donne nel nostro ambiente che stimo tantissimo e molte di loro mi hanno aiutato quando hanno potuto e io ho ovviamente restituito il favore quando ne ho avuto l’opportunità. Con alcune di loro ho anche collaborato in maniera ottimale. Ma nessuno di noi lo ha mai fatto guardando il nostro sesso biologico, ci ha sempre guidato la stima reciproca.
È questa unione che fa la forza tra persone che può creare la vera inclusività.’
(*) Simonetta Pozzi è una storyteller che coniuga l’antica arte della narrazione con la tecnologia. Ha esperienza nel marketing e direct marketing in qualità di Product Manager e successivamente di web marketing per progetti web oriented per nuove figure professionali e infine di formazione.
Dal 2012 si dedica alla comunicazione narrativa, specializzandosi nel digitale e in particolar modo nei tools narrativi e social platforms con lo sguardo sempre rivolto alla tecnologia. Consulente e formatrice in corporate storytelling, VR/AR marketing e metaverso è vicepresidente AIF (Associazione Italiana Formatori) della delegazione Piemonte e Valle d’Aosta. Ad aprile 2022 ha pubblicato l’ebook “Women in the metaverse. Storie di donne che ispirano le donne.”, un progetto di empowerment basato sullo storytelling.
Fonti:
https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/policies/desi-italy
https://medium.com/building-the-metaverse/the-metaverse-value-chain-afcf9e09e3a7
https://medium.com/building-the-metaverse/jobs-in-the-metaverse-9395db90086
https://ejbn4fjvt9h.exactdn.com/uploads/2022/02/WeSTEM.pdf
https://www.almalaurea.it/informa/news/2022/01/28/rapporto-tematico-genere
https://www.nextatlas.com/resources/trendreports/Digital_Revolution_Awards