Intervista a Maria Dell’Anno

Donne che stanno cambiando l’Italia

a cura di Isa Maggi

Con l’intervista a MARIA DELL’ANNO a cura di Isa Maggi, coordinatrice di Stati Generali delle donne, diamo continuità anche per questo 2022 alla collaborazione tra la nostra rivista #Culture digitali e Stati Generali delle donne per raccontare delle nostre “Signore della Cultura”, che si concretizza in questa Rubrica dal titolo “Donne che stanno cambiando l’Italia “. Un nuovo racconto per ispirare e orientare le giovani donne e raccontare vite piene di coraggio e di grande voglia di dare un nuovo inizio all’Italia che verrà. 

Abbiamo scelto la modalità dell’intervista per aprire un colloquio quasi intimo con le professionalità, le passioni, gli impegni e le visioni delle nostre “Signore della Cultura”. Le interviste sono a cura di Isa Maggi, Coordinatrice Stati Generali delle donne

Chi è Maria dell’Anno?

Maria Dell’Anno è giurista, criminologa e soprattutto scrittrice. Solo quando scrive sente che sta facendo ciò per cui è nata. Ha vissuto a Milano, Roma, Ferrara e ancora non ha finito di traslocare. Tuttavia, adora Torino, città dove ambienta i suoi romanzi. Ha pubblicato i romanzi “Troppo giusto quindi sbagliato” (Ed. Le Mezzelane, 2019), “Fuori tempo” (Ed. Eretica, 2021), e i saggi “Se questo è amore. La violenza maschile contro le donne nel contesto di una relazione intima” (Ed. LuoghInteriori, 2019), “Parole e pregiudizi. Il linguaggio dei giornali italiani nei casi di femminicidio” (Ed. LuoghInteriori, 2021).

Ha vinto vari premi letterari e suoi racconti sono pubblicati in antologie.

https://www.facebook.com/SE-Questo-E-AMORE-Cronache-letterarie-di-Maria-DellAnno-1968984796742432/

Cosa intendi quando scrivi e parli di violenza maschile sulle donne?

Parto dal presupposto che la violenza di genere sia un problema cul­turale e che quindi deve trovare la propria soluzione nella cultura e non solo nella legge. Ad esempio, i giornali hanno una responsabilità quotidiana nella narrazione di un grave fenomeno sociale quale è la violenza maschile contro le donne, che, radicando la propria origine nella cultura, si scontra con quei pregiudizi e quegli stereotipi che è indispensabile combattere per eliminarla. Dire qualcosa in un certo modo significa pensare quel qualcosa in un certo modo e significa condizionare anche chi legge a pensarlo in quel modo. 

Affronti questo tema nel tuo libro “Parole e pregiudizi”. Ce ne parli? Il saggio “Parole e pregiudizi” analizza il linguaggio che i quotidiani italiani scelgono di utilizzare nel riportare in cronaca i casi di femmi­nicidio, al fine di verificare se la narrazione che viene restituita a chi legge sia coerente o no con gli obiettivi di prevenzione della violenza e di ogni forma di discriminazione.

I giornali hanno una responsabilità nella narrazione della violenza maschile contro le donne. Il modo in cui si racconta la violenza maschile contro le donne non è mai neutro, e pensare che il/la giornalista di cronaca si limiti a riportare fatti in modo puramente oggettivo è irreale: è inevitabile che il linguaggio di chi scrive rispecchi sempre la sua cultura e le sue idee su quel particolare argomento o contesto. Partendo dal presupposto che la violenza di genere sia un problema culturale, che quindi deve trovare la propria soluzione nella cultura e non solo nella legge, il saggio “Parole e pregiudizi” analizza il linguaggio che i quotidiani italiani scelgono di utilizzare nel riportare in cronaca i casi di femminicidio, al fine di verificare se la narrazione che viene restituita a chi legge sia coerente o no con gli obiettivi di prevenzione della violenza e di ogni forma di discriminazione. Problema cruciale del femminicidio è, infatti, che la retorica dell’emergenza si rifiuti ancora di considerarlo un fenomeno strutturale socio-culturale, e non solo una delle tante forme di devianza criminale. Solo se tutte/i daremo un contributo al progresso della società in cui viviamo, le nostre bambine e i nostri bambini potranno avere un futuro migliore e libero da pregiudizi. Il primo passo è raccontare la realtà con le parole giuste.

Il libro è introdotto da una prefazione della professoressa Saveria Capecchi.