di Maria Pia Rossignaud -Vicepresidente Osservatorio TuttiMedia – Direttrice Media Duemila
Cultura e tecnologia sono le parole della transizione digitale, rappresentano un ambiente simbiotico che va oltre gli schemi, perché la scienza e l’umanesimo si mescolano per creare. E’ necessario smettere di immaginare che la cultura e la tecnologia siano su fronti opposti. Non è più tempo di universi che competono, ma è il momento di puntare sulla convergenza e scegliere interdisciplinarità come parola chiave su cui costruire il futuro.
“Change the ground” dicono gli inglesi ed anche Derrick de Kerckhove, indiscusso guru della cultura digitale, ripete che abbiamo bisogno di un nuovo terreno di coltura nutrito di sociologia che si mescola con l’ingegneria e le scienze non solo sociali, grazie al quale si renderà possibile che la creazione incontri la tecnica.
Perché Cultura e Tecnologia?
Nell’era dell’informazione e della comunicazione elettronica, a cinquemila anni dalla prima forma di scrittura, a cinquecento dall’invenzione gutenberghiana della stampa, siamo ad un’altra svolta nella storia degli uomini. La crisi epistemologica in cui versiamo è sottovalutata, il linguaggio, nostra prima tecnologia, lascia il passo all’algoritmo come si legge nell’ultimo libro di Paolo Benanti “La Grande Invenzione”.
Le differenze in questa società che ha perduto il suo vecchio equilibrio e non ne ha ancora uno nuovo emergono. Le donne sono vittime delle differenze ereditate da una cultura che le emargina, i giovani sono immersi in un presente costante senza ieri e domani. Il mondo è diviso fra chi ha e chi non ha. Questa unione o meglio la simbiosi fra cultura e tecnologia è l’unico modo per sostenere il cammino del cambiamento ricreando coesione sociale e armonia.
La scuola è il luogo della rinascita, teatro in cui si sviluppano nuovi mestieri e nuovi equilibri. La scuola è la vera difesa sociale economica e politica del nostro paese e la cultura insieme alla tecnologia possono insieme rispondere al concetto rivisitato di Patrimonio culturale che la convezione di Faro propone.
Formare esperti che sappiamo condensare e codificare ogni scienza dell’oggi deve essere l’obiettivo per rispondere al Consiglio d’Europa che con la “Convenzione di Faro sottolinea gli aspetti importanti del patrimonio culturale in relazione ai diritti umani e alla democrazia. Promuove una comprensione più ampia del patrimonio culturale e della sua relazione con le comunità e la società. La Convenzione ci incoraggia a riconoscere che gli oggetti e i luoghi non sono, di per sé, ciò che è importante del patrimonio culturale. Essi sono importanti per i significati e gli usi che le persone attribuiscono loro e per i valori che rappresentano”.
Paolo Dario (ingegnere esperto di robotica del Sant’Anna di Pisa) ha affermato in un’intervista a Media Duemila (rivista che dirigo) che: “A Pisa nasce l’ingegnere del futuro: tecnico ma anche artista”. Testimonianza che concretizza la mia tesi.
Quali i valori del New Normal che ci apprestiamo a vivere?
Etica della rete, politiche decisionali, controllo e nuove realtà come il metaverso, sono solo alcuni dei temi che vanno analizzati per capire come preparare le generazioni ad affrontarli.
Noi siamo la generazione con più responsabilità perché abbiamo conosciuto il mondo come era prima e lo lasciamo completamente diverso. Arrigo Levi in una delle nostre ultime chiacchierate disse: “Il futuro non è più quello che era”. Ed è così, noi stiamo uscendo definitivamente dal contesto analogico per immergerci in quello di ditale: è la transizione. Ma chi verrà dopo non avrà elementi di confronto quindi chi traghetta il mondo da una sponda all’altra ha responsabilità soprattutto etiche.
L’etica o l’algortimetica come suggeriscono i guru del momento, fra questi Derrick de Kerckhove e Paolo Benanti, è senz’altro un punto da cui partire, ecco perché quest’anno ho lanciato il progetto “NewsMedia4Good” in occasione del 13ma edizione di Nostalgia di Futuro, evento che annuale organizzato da Media Duemila e dall’Osservatorio TuttiMedia, per dare forza al racconto che aiuta a crescere condividendo valori.
Penso appunto alla convenzione di Istanbul e soprattutto al piano d’azione per la Democrazia Europea. E qui ritorno ai diritti, perché senza cultura non si può essere pronti a partecipare alla vita dei territori che devono crescere secondo le regole del nuovo mondo.
La mia idea è quella di formare un movimento NM4G a sostegno dell’informazione non strillata, ma curata in ogni parola, desidero che sia possibile dire basta, al sensazionalismo che divide, alla polarizzazione che ingabbia per contribuire alla costruzione della nuova info sfera.
Per costruire la nuova info sfera c’è bisogno di una scuola che formi cittadini capaci di rivendicare i diritti fondamentali e di gestire lo sviluppo sostenibile e culturale dei territori.
È giunto il momento di ridare valore alle parole che interpretano la realtà, di ritrovare una modalità di coesione sociale.
Lo scopo è portare all’attenzione del G20 e di altre istituzioni internazionali questo messaggio: “Abbiamo bisogno di una nuova etica comprensiva della dimensione algoritmica.”
Contesto e scenario
Siamo passati dalle speranze della disintermediazione al caos dovuto alla mediazione delle macchine. La crisi epistemologica in atto interessa tutte le culture del mondo: la comunicazione umana trasportata negli algoritmi non ha più bisogno del senso delle parole, ma solo di ordini. Questa è la base della crisi che tutti sottovalutano. La prima tendenza è sicuramente l’industrializzazione delle notizie false e dei falsi profondi che è stata incoraggiata dal dilagante mito della verità alternativa e poi della post verità. La scuola deve rivedere le basi della sua essenza per partecipare attivamente alla trasformazione digitale e riappropriarsi del suo ruolo.