“CARTA DI PIETRELCINA” sull’Educazione all’Eredità Culturale digitale

a cura di Carmine Marinucci, Presidente DiCultHer

La Carta di Pietrelcina[1] è stata presentata per la prima volta nell’ambito della manifestazione Jazz’inn 2019 promossa e organizzata dalla Fondazione Ampioraggio[2] alla presenza di esperti, responsabili di Start-Up, operatori culturali. La Carta prende il nome dalla Città di Pietrelcina, luogo che è stato oggetto di un vero e proprio esperimento di open innovation e che dal 2017 è diventato sinonimo di sviluppo sostenibile e responsabile per il Paese.

Obiettivo della Carta è quello di promuovere l’educazione al e con il Patrimonio culturale come leva di sviluppo e occasione di crescita occupazionale nei nuovi settori digitali, proponendosi come link tra istituzioni, mondo della scuola, imprese innovative e industria culturale .

Si tratta di un ambizioso percorso che ha visto l’Associazione #DiCultHer assieme alla Fondazione Ampioraggio uniti nello stimolare azioni formative, educative e investimenti legati alla materia prima nazionale: il Patrimonio culturale, quel bene di cui l’Italia possiede per oltre il 70% delle risorse mondiali.

Unire questa risorsa alle potenzialità dell’innovazione digitale e formare i giovani nella produzione dei contenuti e nell’uso consapevole del digitale per la salvaguardia e valorizzazione della nostra identità culturale ha rappresentato una delle sfide che dalla città di  Pietrelcina abbiamo esteso in tutto il Paese.

Dal 2019 sono accadute molte cose, tra cui una pandemia,  una guerra, e l’interesse verso un uso consapevole del digitale per la conservazione e valorizzazione del Patrimonio culturale è cresciuto molto. In questo senso, l’ambizione della revisione dell’edizione del 2019 della Carta di Pietrelcina è quella di continuare a promuovere la consapevolezza di quanto sia fondante essere educati alla conoscenza di modelli e di metodologie di ricerca delle informazioni e dei collegamenti culturali coerenti al reale significato di “Cultura digitale” in sé e come obiettivo e prospettiva della conoscenza e presa in carico dei patrimoni culturali di ognuno. Condizione questa indispensabile per definire il processo e la condizione che ne deriva, in cui individui e comunità acquisiscono una progressiva consapevolezza dei loro ruoli, dei loro diritti e dei loro doveri per un consapevole rapporto fra spazi sociali e culturali e modi di abitarli.

Una revisione della Carta che si pone poi l’ambizioso obiettivo di innescare non solo processi di conoscenza degli strumenti e degli approcci per la promozione della Cultura digitale e per imparare ad imparare a creare “Cultura digitale”, ma anche di includere nei percorsi educativi il valore culturale ed epistemologico dei vasti repertori di fonti presenti nella rete.

Il testo di questa edizione 2024 della Carta di Pietrelcina rappresenta, quindi, un modo sostanziale per porre in relazione obiettivi di apprendimento curricolari e gli obiettivi di sviluppo personale degli studenti, riflessione su di sé, rielaborazioni, estensioni dell’esperienza personale, capacità di autovalutazione e quindi assunzione di responsabilità, metacognizione, emozioni, scelte, punti forti, difficoltà, risorse, storia di vita, interessi…

Cultura digitale, Intelligenza Artificiale sono priorità dell’agire dell’Associazione #DiCultHer[3], attiva dal 2015, per sostenere un incontro profondo e innovativo con la cultura che educa al e con il Patrimonio culturale, per integrare punti di vista differenti sulla realtà, per promuovere pensiero critico e un impegno responsabile e competente a fronte delle sfide della modernità, in relazione alla Convenzione di Faro, al Manifesto Ventotene digitale, al New European Bauhaus, al Digital Competence Framework for Citizen’s (DigComp 2.2.), al Piano d’azione europeo per l’istruzione digitale, al Piano Nazionale per l’educazione al patrimonio del MiC, al nuovo Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD). Tutti documenti che indicano la direzione da seguire in un’ottica educativa e formativa in coerenza con le conclusioni del Consiglio europeo, del 14 dicembre 2017 che ha sottolineato come: “l’istruzione e la cultura siano fondamentali per la costruzione di società inclusive e coese e per sostenere la nostra competitività”.[4]

Per rileggere, ampliare, diffondere. Questi documenti hanno sottolineato il ruolo del digitale nello sviluppo dell’Unione e richiedono un ulteriore momento di riflessione per la promozione di azioni che pongono la Cultura al centro dell’Europa come bene comune, fondamento di coesione sociale, legate alla ricerca, all’alta formazione e all’educazione scolastica.

La rilettura in ambiente scolastico di questi documenti segnala le iniziative che hanno definito le culture digitali come campi cognitivi adatti a rafforzare la coesione sociale e promuovere la condivisione di valori: occasione per consolidare la diffusione del digitale in modo omogeneo e condiviso, delle tecnologie e delle loro opportunità e criticità, del valore aggregante ed inclusivo delle culture locali, passaggi necessari per una comune cultura europea.

Il capitale umano, fatto di conoscenze e competenze, di valori e principi, di slancio e compassione, esempio e testimonianza appare la strada per costruire la nuova Europa, ed è un punto di svolta verso un futuro sostenibile, inclusivo, socialmente equo. Documenti questi che la nostra Associazione ha fatto propri e fatto circolare in Italia in questi ultimi anni, in quanto rappresentano lo scenario culturale di riferimento per la programmazione delle attività che #DiCultHer elabora annualmente e il fondamento degli obiettivi della titolarità culturale partecipata all’Europa, a partire dalla Cultura digitale come bene comune

In questo scenario, la promozione della Cultura digitale[5], l’uso consapevole dell’Intelligenza Artificiale, rappresentano una pre-condizione abilitante che deve essere diffusa e approfondita per orientare processi complessi di trasformazione del sociale, per “garantire a tutte e tutti le competenze chiave per affrontare i cambiamenti e le sfide del presente, per proiettare la società civile al meglio nel futuro, per far in modo di avere cittadine e cittadini attivi e consapevoli, capaci di condividere valori comuni e di confrontarsi positivamente con l’altro[6], anche ai fini di realizzare quei nuovi spazi di apprendimento intesi come agorà virtuali dell’innovazione pedagogica.

              La riflessione sulla promozione della Cultura digitale, sull’Educazione alla Cittadinanza, l’Educazione alla sostenibilità, sull’Educazione al Patrimonio, sul gender mainstreaming a cura di #DiCultHer e dei suoi  autorevoli partner che hanno dato origine alla revisione della Carta di Pietrelcina,  traggono ispirazione dal riferimento a un approccio filosofico-pedagogico che ha avuto una grande rilevanza in ambito internazionale: il capability approach (Sen, Nussbaum), che rappresenta un riferimento valoriale di accompagnamento della riflessione pedagogica contemporanea per la promozione della Cultura digitale, quale valore metodologico, strutturale e di contesto per la coesione sociale e la promozione delle diversità, l’innovazione socialmente sostenibile, la promozione del gender mainstreaming, la promozione della salute e del benessere, l’educazione inclusiva e, in definitiva, della sostenibilità intesa nel suo pieno significato sociale e civile.

La crescita culturale, anche ai fini di un uso consapevole dell’Intelligenza Artificiale in contesti sociali, culturali ed economici, rappresenta un fattore determinante per lo sviluppo di ciascun individuo e un elemento fondamentale per il progresso della società civile nel suo complesso, attraverso una diversa costruzione identitaria e una fruizione dei prodotti culturali maggiormente consapevoli e proattivi. Cultura e Cultura digitale, Intelligenza Artificiale, non in contrapposizione, ma centrali della dimensione educativa e didattica nello sviluppo di approcci positivi di sostegno alle capacitazioni delle persone attraverso “contesti capacitanti”, per la sostenibilità e la promozione della “Titolarità Culturale” (G. Paini, #DiCultHer)[7].

Si fa largo, così, una sfida, ma anche una grande opportunità per sostenere il cambiamento dei modelli educativi e formativi, sostenendo le responsabilità che attengono all’educatore nel creare le condizioni affinché tali “contesti capacitanti” possano effettivamente sviluppare effetti dal punto di vista della formazione della persona e delle comunità, per la rimozione delle barriere disciplinari, per guidare l’attitudine al cambiamento verso la consapevolezza che il digitale e l’AI in particolare, dopo esserne stati una formidabile leva, possano diventarne il motore alimentato da un’energia realmente sostenibile: la conoscenza.

Il tema dello sviluppo civile e sociale connesso all’approccio alle capabilities rappresenta un punto di riferimento per ripensare le pratiche educative in un’ottica “generativa” anche in riferimento a nuovi valori educativi centrati sulla dimensione inclusiva e sul contrasto alle disuguaglianze. In questa direzione, la nuova Cultura digitale, l’uso consapevole dell’AI, rappresentano oggi una forma di capitale sociale che evidenzia il grado di coesione civica, di collaborazione istituzionale ed interistituzionale e presupposto basilare di legami di solidarietà delle e nelle comunità patrimoniali, nello spirito della Convenzione di Faro.

In questa direzione assume un carattere fondante e prioritario l’adottare modelli innovativi di relazione tra ricerca, sviluppo, imprese, pubblica amministrazione basato sull’Interscambio di conoscenza (Knowledge Interchange). È questa una prospettiva di lavoro rilevante,  che vede #DiCultHer al centro di un percorso di ricerca-azione all’interno del Centro di Competenza 4CH[8], il cui obiettivo è quello di preservare il Patrimonio culturale europeo utilizzando le tecnologie digitali più innovative attualmente disponibili, mettendo a sistema le risorse di molti centri e istituti europei, anche per superare la dicotomia tra conservazione e valorizzazione.

Comunità patrimoniali, all’interno delle quali il comportamento consapevole, etico individuale si concretizza compiutamente, come luogo di responsabilità sia individuale, sia collettivo per una responsabilità che riguarda il futuro di “cittadino” responsabile per un mondo adatto ad essere abitato e la cui completezza esistenziale è condizionata dalla solidarietà di destino dei propri territori al di là delle caratteristiche peculiari e delle differenze di cui questi ultimi sono portatori (genere, etnia, età, ecc.).

Nel recente volume collettaneo “Cultura digitale, Relazione, Empatia. Paradigmi della nuova rivoluzione industriale[9]” sono stati affrontati, in un articolato dialogo interdisciplinare, contesti e prospettive nuove della Cultura digitale e  il “sapere digitale” nell’eccezione più ampia del termine, sta assumendo anche un ruolo “orientativo” rilevante ai fini delle scelte, sia di studio che di lavoro,  che ognuno è chiamato ad assumere per poter prendere delle decisioni ancorate alla contemporaneità e nei diversi ambiti sociali, produttivi, culturali. La conoscenza dell’”ecosistema digitale” sta diventando sempre di più una bussola orientativa per accedere alle fonti di conoscenza e dei contenuti.

Nel volume sopra richiamato, si affrontano gli aspetti psico-relazionali a livello didattico nel richiamo soprattutto della dimensione empatica applicata a tematiche e contenuti digitali, fino alle riflessioni sulle sperimentazioni pedagogiche, applicate al territorio, aprendosi a riflessioni più generali sul possibile statuto antropologico del nuovo Patrimonio culturale digitale in cui l’intreccio tra sfera comunicativa, tecnologie emergenti e istanze socio-politiche, rende sempre più urgente un orientamento uniforme circa le implicazioni tra la rivoluzione industriale che stiamo vivendo: una cornice per la promozione della Cultura digitale, l’Educazione al e con il Patrimonio culturale digitale, l’Educazione alla sostenibilità, il gender mainstreaming nella visione olistica del vivere e la trasformazione del nostro sistema economico e sociale in una nuova realtà dei beni comuni collaborativi (J.Rifkin)[10] per ripartire dalla bellezza della cultura come bene comunee come condivisione per“garantire contesti e sviluppi attuativi del “diritto di ogni cittadino ad essere educato alla conoscenza e all’uso responsabile del digitale per la salvaguardia e la valorizzazione del Patrimonio culturale e dei luoghi della cultura”, nella convinzione che il Patrimonio culturale, oltre che a favorire processi di costruzione identitaria, di educazione alla cittadinanza, di formazione del giudizio critico e di promozione del dialogo interculturale, rappresenti sempre più un volano di sviluppo e una risorsa strategica indispensabile per “esplorare, discutere e plasmare un futuro bello, sostenibile e inclusivo”.



[1] https://www.diculther.it/blog/2020/01/01/carta-di-pietrelcina-sulleducazione-alleredita-culturale-digitale/

[2] https://www.fondazioneampioraggio.it/

[3]  Associazione Internazionale per la promozione della Cultura digitale Dino Buzzetti, #DiCultHer. www.diculther.it. L’Associazione, nata nel marzo 2015, non ha finalità di lucro, persegue finalità di interesse generale, con riferimento in particolare all’obiettivo di attuare azioni di interscambio culturale, scientifico, tecnologico e organizzativo per la promozione della Cultura digitale e della Titolarità culturalein Italia e a livello internazionale. #DiCultHer è nata per promuovere e consolidare una cultura dell’innovazione digitale sulle problematiche legate all’educazione al e con il Patrimonio culturale e per sostenere i Diritti all’educazione, all’accesso ai saperi, il diritto all’innovazione e il diritto ad Internet, attraverso un’ampia pianificazione di attività educative condivise sul piano regionale, nazionale e internazionale. #DiCultHer ha attivi numerosi Accordi Quadro con rilevanti organizzazioni culturali, nonché con organismi centrali del Ministero della Cultura (MiC) e tra la DG Educazione e Ricerca del MiC per l’attuazione del Piano Nazionale per l’Educazione al Patrimonio culturale. Ha rapporti di collaborazione con alcuni Uffici Scolastici Regionali e con INDIRE. Ha Promosso inoltre varie Associazioni territoriali per l’attuazione della Convenzione di Faro in Molise, Sicilia, Puglia, Calabria, Abruzzo e nella Moda in ambito nazionale ed internazionale.

[4] Conclusioni del Consiglio europeo, 14 dicembre 2017 – Consilium.

[5] Cultura digitale, A I,  per favorire l’emergere di occasioni strategiche di riorganizzazione dei saperi e come opportunità per restituire alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi la piena consapevolezza del loro ruolonella modernitàperraggiungere obiettivi di sostenibilità, di formazione del giudizio critico e, soprattutto, per renderli protagonisti nei processi di costruzione identitaria e di cittadinanza attivaattraverso un processo che pone al centro la loro ‘creatività’. Un protagonismo per l’esercizio del diritto alla cultura, del diritto all’istruzione, del diritto all’innovazione, quale irrinunciabile azione per la “Titolarità culturale” e la “Titolarità dei processi formativi”.

[6] Carta di Pietrelcina ed. 2019 e Manifesto Ventotene Digitale ed. 2021

[7] https://www.diculther.it/temi-titolarita-culturale-di-germano-paini/

[8] https://home.infn.it/it/news-infn/6238-4ch-al-via-il-nuovo-centro-di-competenza-europeo-per-i-beni-culturali

[9] Cultura digitale, Relazione, Empatia. Paradigmi della nuova rivoluzione industriale. A cura di M. Casalino e C. Marinucci, Ed. Stamen, 2023

[10] J.Rifkin, A costo marginale Zero. L’ internet delle cose, Ascesa del Commons Collaborativo e l’eclissi del capitalismo, Mondadori, Milano, 2014.