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Intervista a Gianfranco Valleriani, direttore scientifico del progetto “Il Museo di Tutti, la sostenibilità sociale dei luoghi dell’arte”
L’idea del progetto
Può raccontarci come è nato “Il Museo di Tutti” e cosa lo rende unico rispetto ad altre iniziative culturali?
“Il Museo di Tutti, la sostenibilità sociale dei luoghi dell’arte” è il primo progetto regionale che affronta in maniera diretta il tema della sostenibilità sociale dei musei, ovvero le nuove funzioni che questi dovrebbero assumere nei confronti della cittadinanza, con particolare attenzione alle fasce più deboli. Il progetto fornisce indicazioni e orientamenti ai piccoli e grandi musei del Lazio affinché possano evolversi da meri spazi espositivi a luoghi socialmente fruibili e inclusivi, accessibili anche a persone con disabilità fisiche, sensoriali o psico-cognitive.
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Quali esperienze personali o professionali l’hanno portata a ideare un progetto così inclusivo?
Il sociale mi ha sempre appassionato. Nel 2015, ho tenuto un intervento alla Tate Modern di Londra, nell’ambito di un workshop per direttori di gallerie e musei europei, sul tema “Arte e sociale”, affrontando il ruolo dell’arte nella trasformazione sociale. Nel progetto attuale, ci siamo concentrati sulle funzioni che l’arte e i musei possono avere con importanti implicazioni culturali, terapeutiche e di inclusione. Questo percorso ha radici profonde: a Londra, nello stesso periodo, ho aperto un sito di metacomunicazione artistica chiamato “Brain Art”, ancora oggi attivo.
I soggetti del network e gli step del progetto
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Quali sono i soggetti coinvolti nel network e quali step di analisi avete seguito?
“Il Museo di Tutti” è stato selezionato e cofinanziato dal Distretto Tecnologico e Culturale (DTC) del Lazio e si è sviluppato attraverso diverse fasi di analisi condotte dai partner del network.
- Il GICH Lab dell’Università Roma TRE ha effettuato una ricognizione approfondita sulle tematiche della sostenibilità, delineando le diverse forme di accessibilità e individuando gli indicatori di riferimento.
- La società di ricerca G&R, capofila del progetto, ha condotto un’indagine quantitativa C.A.W.I. per analizzare le percezioni e le aspettative dei cittadini laziali nei confronti dei musei. I dati raccolti hanno evidenziato un divario significativo tra l’attuale percezione del museo e il ruolo che i cittadini vorrebbero che svolgesse.
- Sono state raccolte le esperienze e le opinioni dei direttori di dieci musei del Lazio attraverso interviste qualitative, delineando lo “stato dell’arte” e le prospettive future in relazione ai temi dell’inclusione sociale.
- Il percorso si è concluso con un workshop presso il Castello di Rivoli, che ospita il più avanzato Dipartimento Educazione in Italia, attivo da oltre vent’anni sui temi dell’accessibilità per sordi, ciechi, persone con disagi cognitivi, in collaborazione con psichiatri, pedagogisti e associazioni.
Abbiamo inoltre beneficiato dell’esperienza della Fondazione Fitzcarraldo di Torino, da anni impegnata sul fronte dell’inclusività culturale.
Accessibilità e sostenibilità sociale
In che modo “Il Museo di Tutti” interpreta il concetto di sostenibilità sociale nei luoghi d’arte?
La sostenibilità sociale è un concetto ampio che include il coinvolgimento di tutto il territorio: istituzioni, associazioni, cittadini, giovani, scuole e anziani. Particolare attenzione è rivolta alle persone con disabilità fisiche, sensoriali o cognitive, includendo problematiche come Alzheimer, Parkinson e autismo.
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Quali sono le principali barriere che il progetto intende superare?
Le barriere non sono solo fisiche, ma soprattutto culturali. Se da un lato l’accessibilità architettonica è un problema ancora irrisolto per molti musei storici, dall’altro è essenziale garantire un’accessibilità più ampia: traduzioni in LIS, Braille, tecnologie sonore e audiovisive per sordi e ciechi, nonché esperienze museali pensate per chi ha disabilità cognitive.
Arte e disagio
Si introduce così un’inedita relazione tra arte e malattia, arte e cura.
È una svolta fondamentale. Già nel 1999, il neurobiologo Semir Zeki ha sviluppato la “neuroestetica”, uno studio che collega l’attività cerebrale all’esperienza artistica. Anche filosofi come Platone e Schopenhauer avevano intuito il potere percettivo dell’arte, e Goethe ha studiato a lungo la relazione tra colori e retina umana. Oggi, i laboratori di arte-terapia si moltiplicano, ma è necessario che siano gestiti da professionisti qualificati e integrati nei musei attraverso collaborazioni con psicologi, psichiatri e associazioni.
Innovazione nei musei italiani
Quali differenze nota tra il modello museale italiano e quello europeo?
Nei paesi del Nord Europa, i musei investono molto sull’inclusione sociale. Anche in Italia si sta prendendo consapevolezza dell’importanza di questo tema, in parte spinti dalle direttive culturali europee. Il museo del futuro non sarà più solo un luogo di esposizione, ma uno spazio di partecipazione, di scambio culturale ed emotivo, con un ruolo anche terapeutico.
Può condividere un esempio significativo di innovazione in un museo italiano?
Il Castello di Rivoli è un’eccellenza in questo ambito. Ha collaborato con l’Associazione Italiana Sordi, creando 80 nuovi segni per arricchire il dizionario della LIS, alcuni dei quali ora tradotti anche in inglese. Inoltre, in collaborazione con la Fondazione Carlo Molo, ha sviluppato progetti per persone afasiche, migliorando la loro capacità di espressione attraverso l’arte. Un altro esempio è Palazzo Merulana, un “museo comunità” che si distingue per l’inclusione delle diverse comunità etniche e linguistiche dell’Esquilino.
Riflessione personale
Cosa l’ha motivata a dedicarsi a questo progetto?
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Credo fermamente che i musei debbano evolversi in spazi di partecipazione e crescita sociale. Ritengo fondamentale costruire reti di collaborazione tra musei di Roma e delle province, incentivando percorsi che portino i visitatori a scoprire anche le realtà meno conosciute, generando un flusso di conoscenza e turismo culturale sostenibile. Il museo del futuro sarà un luogo di dialogo, di sperimentazione e di interazione umana, aperto a tutti.