Antonio Disi
Secoli di scienza hanno creato e validato un meccanismo di successo per la produzione della conoscenza e la nostra comprensione del mondo è decisamente migliorata. Attualmente essa è basata, sostanzialmente, su metodi e prove scientifiche.
In tale modello, l’accento viene posto soprattutto sul ruolo degli scienziati che hanno il compito di identificare un problema e fornire alla società la conoscenza necessaria a risolvere il problema individuato.
Purtroppo, i problemi sono diventati più complessi e caotici. In particolare, quelli relativi al cambiamento climatico, alla crisi ecologica e alla riduzione della povertà, non possono essere affrontati con l’approccio tradizionale.
Questo è il motivo per cui ricercatori ed i professionisti della scienza, a livello internazionale, stanno esplorando un nuovo modello definito di “coproduzione della conoscenza” o della “conoscenza collaborativa”. Si tratta di un approccio molto promettente, capace di garantire l’integrità scientifica mentre si esplorano le diverse soluzioni insieme ai vari soggetti che esprimono il bisogno.
La coproduzione della conoscenza è un modello abbastanza recente e, nelle sue applicazioni sperimentali, si è concentrato per lo più sui settori della pesca su piccola scala o sulle aree agricole.
Ultimamente l’approccio si sta spostando dai margini della pratica scientifica verso il centro. Le comunità scientifiche più avanzate hanno iniziato ad utilizzare tale modello mentre organizzazioni come Future Earth [1]Lanciata nel 2015, Future Earth è una piattaforma di ricerca globale che fornisce conoscenza e supporto per accelerare la trasformazione in un mondo sostenibile. lo promuovono come un importante strumento a disposizione della scienza per affrontare le sfide della sostenibilità del XXI secolo.
I processi di coproduzione della conoscenza hanno coinvolto prevalentemente team accademici e non accademici che lavorano a livello locale. Attualmente, invece, sta emergendo un interesse crescente su come applicare tale approccio su scala globale o regionale. Ciò sta diventando sempre più importante considerando le dinamiche dell’Antropocene, in cui i contesti locali sono influenzati da più fattori trainanti su scala più ampia e hanno connessioni complesse con i diversi luoghi.
In un recente articolo pubblicato su Nature Sustainability [2]https://www.nature.com/articles/s41893-019-0448-2 gli autori, insieme a importanti ricercatori e professionisti del mondo della conoscenza, hanno provato a definire collettivamente la coproduzione della conoscenza per la sostenibilità come: “un processo iterativo e collaborativo che coinvolge diversi tipi di competenze, conoscenze e attori per produrre conoscenze specifiche al contesto e percorsi verso un futuro sostenibile”.
Oltre alla definizione, gli autori hanno individuato una serie di principi per una co-produzione di conoscenza di successo. In base a tali principi, il modello dovrà essere:
- Basato sul contesto: che significa capire come è emersa una sfida, come è influenzata dai particolari contesti sociali, economici ed ecologici in cui è presente e dalle diverse convinzioni e bisogni di coloro che ne sono colpiti;
- Pluralistico: il processo dovrebbe riconoscere esplicitamente una gamma di prospettive, conoscenze e competenze e considerare genere, etnia ed età del target nello sviluppo del progetto;
- Orientato agli obiettivi: questo implica articolare obiettivi chiaramente definiti, condivisi e significativi che sono correlati alla sfida in corso;
- Interattivo: è fondamentale consentire l’apprendimento continuo tra gli attori, il coinvolgimento attivo e le interazioni frequenti.
Quali potrebbero essere gli strumenti per attuare tale modello?
Potremmo pensare ad ambienti digitali per l’apprendimento collaborativo, all’interno dei quali i non-esperti possano acquisire le competenze necessarie per poter affrontare un dialogo con gli esperti anche sui temi più complessi o specialistici.
Oppure alla nascita di nuove figure professionali, capaci di facilitare il confronto e la collaborazione tra società civile e comunità scientifica (mediatori scientifici di comunità).
Ancora, si potrebbe immaginare la nascita e lo sviluppo di community della rete in cui si sviluppino percorsi di autoformazione attraverso il confronto interno e con i diversi esperti di settore.
In conclusione, il paradigma della ‘coproduzione della conoscenza’ può consentirci di moltiplicare le nostre capacità conoscitive, valorizzando le profonde interrelazioni che caratterizzano la società contemporanea e costruendo politiche locali a diverse scale di implementazione.
Napoletano, architetto, ricercatore. Studioso dell’energia e delle umane debolezze che la accompagnano, amo sperimentare nuovi linguaggi per raggiungere il grande pubblico. Vorace lettore e scrittore compulsivo, detesto il fare di conto.
References
↑1 | Lanciata nel 2015, Future Earth è una piattaforma di ricerca globale che fornisce conoscenza e supporto per accelerare la trasformazione in un mondo sostenibile. |
---|---|
↑2 | https://www.nature.com/articles/s41893-019-0448-2 |