CAMPOBASSO – Processione dei Misteri
LA TRADIZIONE DEI MISTERI DEL CORPUS DOMINI A CAMPOBASSO
La processione dei Misteri del Corpus Domini di Campobasso ricopre un ruolo di cruciale importanza, oggi, come un tempo, per la comunità cittadina del capoluogo di regione molisano. L’Associazione ‘Misteri e tradizioni’ che annualmente ne garantisce l’organizzazione e realizzazione si caratterizza come un vero e proprio fulcro dell’identità urbana campobassana e svolge, oltre che la cruciale funzione di organizzatrice della processione rituale anche quello di conservazione degli ingegni durante il corso dell’anno, di gestione di un piccolo Museo collegato e di coordinamento di iniziative di valorizzazione e promozione della festa, seppur senza eccessi spettacolaristici né mai consumistici.
La popolazione cittadina considera i Misteri come un vero simbolo cittadino e li acclama annualmente durante la processione oltre che considerarli un elemento caratterizzante della stessa ‘campobassanitá’.
La festa, inoltre, rappresenta da sempre un momento particolarmente partecipato di socialità e scambio, condensato nella fiera che si svolge in concomitanza e i numerosi festeggiamenti e iniziative proposte dall’amministrazione comunale in concomitanza della processione.
La Chiesa, che da sempre svolge a parte una seconda processione del SS. Sacramento, nella quale sfilano oltre alle autorità pubbliche tutti gli ordini religiosi accanto all’Arcivescovo, non ha mancato, specie negli ultimi anni, di dare nuova forza a questi aspetti di maggiore devozione popolare e di riprendersi una certa autorevolezza e visibilità sulla scena festiva degli ultimi anni, dopo un periodo di maggiore opacità della valenza religiosa e devozionale del cerimoniale.
Il contesto festivo nel suo complesso e lungo tutto il corso dell’anno permette di osservare con grande chiarezza le dinamiche sociali e politiche dello spazio cittadino in una dimensione dell’evento festivo che ne restituisce appieno la sua valenza di ‘fatto sociale totale’.
UNA SINTETICA DESCRIZIONE DEL CERIMONIALE
La Processione dei Misteri è un importante cerimoniale che si svolge a Campobasso in occasione della festa del Corpus Domini o festa del SS. Sacramento. Festeggiamenti in onore di questa festività eminentemente cattolica sono testimoniati già dal periodo tardo medioevale e sicuramente dal Cinquecento nella forma di teatro popolare e trionfi rappresentanti scene di vita sacra ad opera della popolazione locale legata alle confraternite locali. Tuttavia la forma che attualmente ancora caratterizza questa celebrazione nel contesto campobassano viene formalizzata e stabilizzata intorno alla metà del Settecento su sollecitazione delle confraternite cittadine e della Chiesa locale preoccupata di regolamentare e contenere le forme espressive delle performances popolari divenute col tempo sempre meno ortodosse e tendenti all’osceno questo almeno stando alle motivazioni addotte dalla Chiesa, a partire dalla fine del Seicento, che portarono alla ristrutturazione complessa del cerimoniale.
É così che intorno alla metà del Settecento le tre Confraternite cittadine, quella dei Crociati (legati alla Chiesta di Santa Maria della Croce), quella dei Trinitari (legati alla Chiesa della SS. Trinità) e quella di Sant’Antonio Abate (legata alla Chiesa di Sant’Antonio Abate) commissionarono a un artista di origini campobassane, Paolo Saverio Di Zinno, che si era però formato presumibilmente nelle botteghe pittoriche napoletane dei primi del Settecento, la progettazione e realizzazione di 24 ingegni, sullo stile di molte persone altre località cittadine del Regno di Napoli, che rappresentassero altrettante scene della vita di Santi o del Nuovo Testamento, salvo in un caso – l’Abramo – che si riferiva ad un episodio dell’Antico Testamento.
Di Zinno disegnò così 24 bozzetti – oggi di proprietà e conservati dalla Provincia di Campobasso – a partire dai quali gli artigiani e mastri ferrai realizzarono altrettante macchine a spalla. Di sei di queste la leggenda cittadina narra che non avendo passato il collaudo (ma probabilmente non furono mai realizzate) non furono mai utilizzate in Processione. Le restanti 18 vennero equamente distribuite tra le tre Confraternite. Sarebbero dunque dovute ‘uscire’ ad anni alterni, quelle della Confraternita dei Crociati e quelle dei Trinitari, e regolarmente solo le sei della Confraternita della Carità.
Nel 1805 un devastante terremoto – stando alle cronache – si abbatté sul Molise e sul capoluogo procurando danni gravi a edifici e persone. In questa occasione i sei Misteri della Confraternita della SS. Trinità andarono distrutti e rimasero, pertanto, solo i dodici di S. Maria della Croce e di Sant’Antonio Abate.
Le polemiche – talora molto violente – che avevano caratterizzato i decenni precedenti – come viene narrato dalle cronache locali e da memorie più romanzate, come il celebre romanzo di Pasquale Albino ‘Delicata Civerra’ – testimoniano di una grande violenza nelle contrapposizioni tra fazioni opposte nello spazio cittadino scaturite formalmente dalla competizione per il diritto di prelazione nell’ordine di apparizione processionale, ma in realtà rivelano profonde tensioni di carattere socio-economico tra componenti della vecchia aristocrazia feudale della città (Crociati) e nuovi ceti borghesi e delle libere professioni (Trinitari).
Tali tensioni vanno progressivamente attenuandosi nel corso del XIX secolo, sino a giungere dopo la metà del secolo a una gestione di fatto unitaria della festa da parte della Congrega della Carità, pio organismo, incaricato, tra l’altro di occuparsi delle devozioni cittadine. Si passo, pertanto, a una forma organizzativa fortemente accentrata della festa, che da quel momento diviene un vero e proprio emblema cittadino, con una forte impronta religiosa che proseguì ben oltre il periodo post- unitario giungendo sino ai primi decenni del Novecento, quando il controllo della macchina festiva fu affidato all’ECA (Ente Comunale di Assistenza).
Ciò determinò anche una relativa laicizzazione del cerimoniale fino a giungere al periodo successivo alla fine del secondo conflitto mondiale che fu caratterizzato da figure singole di responsabili della conservazione e salvaguardia del patrimonio festivo cittadino (Giuseppe Tucci, Cosmo Teberino) con l’aiuto di un numero piuttosto contenuto di famiglie particolarmente legate ai singoli Misteri.
Questa gestione sostanzialmente unitaria del cerimoniale non andò, però, a detrimento del forte coinvolgimento della popolazione campobassana che continuarono a contribuire fattivamente, anche nei periodi di maggiore crisi, a occuparsi della Processione garantendone un regolare svolgimento senza interruzioni, salvo quello di due anni tra il 1944 e il 1946, dovuto alle particolari congiunture della guerra.
Più recentemente, a partire dal 1997, si è costituita un’Associazione a partire da un nucleo di persone e famiglie campobassane particolarmente impegnate da decenni nella materiale conservazione del rituale. L’Associazione ‘Misteri e Tradizioni’ rappresenta ancora oggi la base associativa cui fa capo la macchina organizzativa della festa, coadiuvata e con il supporto di una più ampia base di famiglie e individui che non solo forniscono e propongono costantemente figuranti e bambini per i quadri viventi che caratterizzano la processione, ma forniscono anche il cospicuo numero di portatori necessari al materiale svolgimento della Processione.
Il Corpus Domini è una festa eminentemente barocca e controriformistica, istituita ufficialmente, a partire da un nucleo devozionale e mistico di origine medioevale, alla metà del Cinquecento come vero e proprio dogma cattolico inerente al mistero della Transustanziazione ovvero della concreta trasformazione, durante l’Eucaristia, dell’ostia e del vino in corpo e sangue di Cristo. È dunque festa esclusivamente cattolica, post-tridentina e fortemente mistica per quell’atto di fede supremo che richiede per credere alla concreta presenza del sacro e del divino nelle cose terrene, purché consacrate.
L’universo simbolico del Corpus Domini racchiude un nocciolo forte rappresentato dal contatto tra terra e cielo, tra corpo e anima’ crucialmente rappresentata dalla vicenda del Cristo. L’idea che il Corpo di Cristo si transustanzi e si manifesti concretamente all’Eucaristia condivisa dai fedeli durante la Messa viene pertanto simbolizzato, nel rituale campobassano, nella forma sintetica di ingegni che ospitano e organizzano intorno alla loro struttura dei quadri viventi. Al tempo stesso nei cerimoniali del Corpus Domini è forte il riferimento alla tensione tra bene e male e tra terra e cielo. É così che anche nelle sacre rappresentazioni campobassane, come in altre analoghe francesi, spagnole e portoghesi, appaiono diavoli e altri elementi demoniaci in lotta dinamica contro le forze del bene che cercano di liberare le comunità umane celebranti dalla minaccia del male.
L’aspetto della tensione tra terra e cielo a Campobasso si fa particolarmente evidente attraverso il prodigio messo in atto grazie agli ingegni che permettono la simulazione del volo degli angeli.
In ogni Mistero, infatti, sono presenti oltre agli attori viventi più maturi che prendono posto in piedi o seduti sulle barelle in legno di ciascun Mistero, di bambini di età compresa tra i 4 e i 9 anni, fissati a dei sellini tramite cinte e bretelle. Il movimento imposto dall’andatura dei portatori fa si che i sellini appesi agli ingegni dondolino, simulando il volo degli angeli.
Questo potente effetto scenico che rappresenta probabilmente il tratto più caratterizzante e prodigioso del cerimoniale campobassano, rinvia all’idea stessa di prodigio e di teatro tipica del barocco, perfettamente in linea con la rinnovata spinta catechetica controriformistica.
Le scene sacre vengono innalzate su barelle portate a spalla da squadre di uomini guidai da capi squadra per essere più visibili alla folla. Un vero e proprio dispositivo di visione che sollevando e trasportando per la città le scene sacre le rendeva più visibili alla cittadinanza. Il prodigio del volo, ottenuto grazie al meccanismo ingegnoso delle macchine da festa fisse e al tempo stesso flessibili, cattura l’attenzione dei fedeli e conduce lo sguardo verso la scena sacra rappresentata da attori viventi – per ciò stesso, presumibilmente ancora più intensa e vibrante -, ma al tempo stesso flessibili, cattura l’attenzione dei fedeli e la conduce verso la scena sacra rappresentata da attori viventi – per ciò stesso ancor più vibranti e coinvolgenti – , ma anche muti, proprio per evitare, probabili nuove derive oscene ed indecorose delle performances sacre.
Solo ai diavoli è concesso di parlare dai due Misteri nei quali essi compaiono: il Sant’Antonio e il San Michele.
La forza prorompente sia dello schema figurativo entro il quale essi sono inseriti, il forte cromatismo, la pelle annerita dalla fuliggine o della ceretta, le lingue arrossate dall’ingestione di caramelle coloranti fa si che la loro immagine rappresenti una forte frattura rispetto alla composta e delicata struttura e al gentile cromatismo del resto delle scene.
La possibilità di parlare, inoltre, di gridare e dimenarsi sugli ingegni rende la loro performance icastica e tendenzialmente provocatoria, talora corrosiva persino verso i poteri locali e le autorità pubbliche, seppur in una forma di ‘eccezione controllata’ che ricomprende anche i lazzi e gli eccessi di questi personaggi un una cornice sostanzialmente equilibrata e normativa.
La selezione degli attori adulti, che in alcuni casi tendono a mantenere i loro personaggi e ruoli a lungo negli anni, avviene per lo più all’interno del numero, non troppo esteso di famiglie maggiormente attive nel quadro del sistema festivo.
I bambini, invece, che per ragioni di altezza, peso e disposizione cambiano costantemente nel tempo vengono selezionati a partire dal mese di aprile, attraverso l’esperta valutazione degli organizzatori e un sistema di prove sull’ingegno per verificarne l’adattabilità e resistenza.
I bambini, osservati a più riprese, negli anni compresi tra il 2006 e il 2014, mostrano di gradire particolarmente l’essere selezionati per svolgere il ruolo di angeli, ritenendo tale momento uno dei più intensi modi di entrare a far parte della comunità festante e vivendo tale momento con un atteggiamento giocoso e divertito quasi che fossero coinvolti in una sorta di saggio di teatro.
I membri dell’associazione hanno tutti ruoli ben definiti sia nella preparazione che nella manutenzione degli ingegni, e ancora nell’allestimento, vestizione e sistemazione delle scene sacre e dei bambini sui ‘ferri’.
Le squadre di portatori che vanno da un minimo di 14 a un massimo di 20 uomini sono guidate ciascuna da un caposquadra che tende a mantenere il ruolo nel tempo, passandolo spesso, quando l’età la richieda, ai propri figli.
I capisquadra procedono quindi a selezionare i portatori che anch’esse tendono a restare piuttosto stabili, con sostituzioni graduali, per evitare inesperienza ed errori sia nell’incedere della processione sia nella presa degli ingegni che richiede tempismo, coordinazione e affiatamento, nonché una conoscenza specifica del particolare ingegno trasportato, delle sue oscillazioni, e degli spai all’interno dei quali la processione deve sfilare nella città.
La cittadinanza partecipa con grande emozione e partecipazione al passaggio della processione. Si sistema ai lati cercando di lasciare, specie nelle strade più strette del centro storico, sufficiente spazio di manovra ai portatori e alle macchine festive.
Documenta ormai in modo sempre crescente tale passaggio attraverso videocamere, macchine fotografiche, telefoni cellulari e risponde, di tanto in tanto, scherzosamente alle provocazioni dei diavoli.
In alcuni casi, durante le soste della processione, fornisce ai figuranti, ma soprattutto agli angeli generi di conforto e bevande, e propone, talora, ai diavoli bambini in tenera età o sospinge giovani spose in abito nuziale perché possano essere toccati dalla apotropaica ‘carezza del diavolo’ e perché possano, altresì, essere immortalati con essi, entrando essi stessi, così, a far parte integrante della scena sacra e di questa sorta di teatro di strada.
Il ritmo della processione viene scandito da uno stesso motivo musicale che almeno da alche decennio è divenuto l’elemento sonoro accomunante della performance rituale: l’ouverture del ‘Mosè’ di Gioacchino Rossini, suonata da diverse bande, ciò al fine di imprimere oltreché omogeneità sonora all’intera processione, anche un ritmo di marcia pressoché identico a tutti i Misteri.
Tuttavia è possibile rilevare, specie negli ultimi anni, qualche variazione nelle modalità di incedere di alcuni Misteri rispetto ad altri che procedono in una forma marciata più brillante e sostenuta, seppur nella sostanza solenne, che caratterizzava la processione in precedenza.
Variazioni da cui è dato riscontrare una certa volontà di rendere la processione ancora più spettacolare, per l’andatura più spedita e per la conseguente maggiore oscillazione degli ingegni sotto tale spinta che ha per conseguenza un effetto prodigioso se possibile ancora più intenso.
Il 2 dicembre 2018 si è svolta la celebrazione straordinaria della sfilata dei Misteri del Corpus Domini in occasione del trecentario della nascita di Paolo Saverio Di Zinno.
I Misteri hanno sfilato con regolarità salvo negli anni più bui del secondo conflitto mondiale. Purtroppo il distanziamento determinato dalla pandemia di COVID-19 ha determinato la sospensione della processione in occasione del Corpus Domini 2020.