Nona edizione della Settimana delle Culture Digitali A. Ruberti (6-11 maggio 2024)


Per andare oltre le fotocopie in digitale del patrimonio culturale esistente e per cogliere appieno il senso e il valore del Patrimonio Culturale Digitale (PCD), l’Associazione #DiCultHer promuove una serie di riflessioni con l’obiettivo di mettere a fattor comune esperienze, progetti di ricerca, per arrivare ad una possibile definizione condivisa di “Patrimonio Culturale Digitale” anche ai fini di disegnare la funzione pedagogica per l’educazione al e con il Patrimonio Culturale Digitale.

Il Consiglio dell’Unione Europea nel 2014 [1] ha incluso tra le forme del patrimonio culturale, oltre ai beni materiali e immateriali, anche le risorse digitali, nella duplice accezione di “digitale nativo” e di prodotti/servizi derivati dai processi di digitalizzazione. Si tratta di un passaggio importante, perché supera la funzione ancillare del bene digitale come replica o copia dell’originale fisico e afferma la legittimità di un percorso di conoscenza autonomo, peculiare, connotato da originalità. Originalità che non discende dall’oggetto, ma dalla relazione intellettuale da cui il bene digitale prende forma e da cui attinge nuovi significati.

In questo senso il patrimonio culturale digitale rappresenta il presupposto costituito da oggetti, la cui natura può essere definita sulla base delle relazioni informative che sono in grado di generare e, anche quando collegati ai beni culturali fisici, possiedono un’autonomia ontologica, come ormai attestato da un’ampia letteratura. Nelle società contemporanee, rappresenta un elemento strategico perché crea le condizioni per la costruzione di un dialogo tra beni (materiali o immateriali), luoghi e persone e ambisce a saldare tradizione, storia e memoria secondo formule variabili, determinate dall’intenzione creatrice o dalle successive interpolazioni favorite dai processi di co-creazione.

In questa prospettiva, il digitale non rappresenta più un mero strumento di comunicazione, ma l’espressione di un più ampio mutamento che coinvolge gli individui, i processi e la nozione di cultura, influendo così sull’immaginario collettivo, evolvendo da una rappresentazione limitata alla fruizione passiva tipica delle piattaforme, a quella correlata al potenziamento delle capacità culturali, di apprendimento e creative degli individui, delle comunità e della collettività.

Sempre di più l’ambiente digitale rappresenta un elemento abilitante per creare nuovi percorsi di conoscenza e di senso del patrimonio culturale attraverso l’elaborazione, anche simbolica, dell’informazione e in molti casi, la ricostruzione del contesto storico-culturale, critico e sociale diventa uno degli elementi salienti del patrimonio culturale digitale.

È appena il caso di sottolineare come questa complessa visione del Patrimonio Culturale, che tradizionalmente si valorizza nel tempo attraverso le interpretazioni che di esso vengono offerte, nello spazio digitale accoglie diversi modelli interpretativi e nuovi pubblici ed è quindi in grado di produrre contenuti ulteriori. Il patrimonio culturale digitale diventa così un attivatore d’interesse perché sedimenta e trasferisce alle generazioni future i dati della conoscenza e le interazioni che le comunità hanno intrattenuto con essi nelle epoche pregresse.   

In questo scenario, la promozione della “Cultura Digitale”[2], obiettivo prioritario di #DiCultHer, rappresenta una precondizione abilitante che deve essere diffusa per orientare processi complessi di trasformazione digitale, per “garantire a tutte le studentesse e a tutti gli studenti e non solo, le competenze chiave per affrontare i cambiamenti e le sfide del loro presente, per proiettarli al meglio nel futuro, per farli diventare cittadine e cittadini attivi e consapevoli, capaci di condividere valori comuni e di confrontarsi positivamente con l’altro” anche ai fini di realizzare quei nuovi “spazi di apprendimento” intesi come agorà virtuali dell’innovazione pedagogica.  (Carta di Pietrelcina ed. 2019 e Manifesto Ventotene Digitale ed. 2021).

Riflessioni, esperienze che saranno valorizzare:

  1. Nella nostra rivista on line Culture Digitali;
  2. Nello spazio editoriale dedicato dalla casa editrice STAMEN al “Patrimonio Culturale Digitale”;
  3. Nel Convegno “Patrimonio Culturale digitale”, del 6-7-8 maggio 2024, in apertura della 9° edizione della Settimana delle Culture Digitali A. Ruberti.

[1] Conclusioni del Consiglio europeo sul patrimonio culturale del 21 maggio 2014 (2014/C 183/08): “2. Il patrimonio culturale è costituito dalle risorse ereditate dal passato, in tutte le forme e gli aspetti – materiali, immateriali e digitali (prodotti originariamente in formato digitale e digitalizzati), ivi inclusi i monumenti, i siti, i paesaggi, le competenze, le prassi, le conoscenze e le espressioni della creatività umana, nonché le collezioni conservate e gestite da organismi pubblici e privati quali musei, biblioteche e archivi. Esso ha origine dall’interazione nel tempo fra le persone e i luoghi ed è in costante evoluzione. Dette risorse rivestono grande valore per la società dal punto di vista culturale, ambientale, sociale ed economico e la loro gestione sostenibile rappresenta pertanto una scelta strategica per il XXI secolo”;

[2] Cultura Digitale, quale valore metodologico, strutturale e di contesto, per promuovere lo sviluppo di un ecosistema altamente efficiente di istruzione digitale e migliorare le competenze e le abilità digitali per la trasformazione digitale all’interno della quale avviare una nuova ermeneutica per la coesione sociale e la promozione delle diversità, l’innovazione socialmente sostenibile, la promozione della salute e del benessere e l’educazione inclusiva. 

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